giovedì 31 ottobre 2013

Carbonara Maki


Sì lo so, non mi dite nulla ok?
Se ho fatto tutto sto lavoro è perché volevo concorrere al contest della mia amica Vaty

Mia mamma mi diceva "Chi non ha testa ha gambe".
George diceva "No Martini, no party". 
Io dico "no concentrazione, no contest". 
Per il contest ci volevano due o più ingredienti appartenenti a tradizioni diverse, tipo spaghetti di soya con pesto alla genovese o cheesecake con mozzarella di bufala. Io ho unito due culture ma mantenendo ingredienti nostrani (o vostrani, visto che io sono in Svizzera), e quindi temo di essere andata fuori tema.

Che poi, andare fuori tema è una mia specialità: alle medie facevo i temi su Leopardi, sul crollo del muro di Berlino e sugli ideali dei giovani. Vedevo i professori leggere il mio tema, ridendo. Poi me lo consegnavano con un 4 dicendo:
 - "E' stato uno spasso, mi sono divertito un sacco, ma sei fuori tema..."
Dopo 20 anni la storia si ripete: rischio di essere una  ricetta fuori concorso.
In un primo momento ho pensato di barare e dire che la ricotta era di muflone thailandese e la pancetta di panda selvatico. In un secondo momento volevo cestinare tutto, nel terzo ho deciso di tornare dal professore e spaccargli due denti. Che non c'entra niente, è fuori tema, ma con la scusa mi son tolta un sassolino. 

Cara Vaty, a volte si dice che basta il pensiero. 
Questo è il mio pensiero per il tuo bel contest, in più ti ci aggiungo un paio di incisivi di valore inestimabile...


Aggiornamento: Vaty mi ha appena detto che il suo contest è aperto a qualsiasi tipo di ricetta basta che sia contaminata e che quindi la mia è stata accettata tra le partecipanti. Applauso, grazie.



Un grazie allo chef Thierry Marx

70 spaghetti n. 7 (non 70 g ma 70 spaghetti)
120 g ricotta vaccina
7 fette di pancetta stesa tagliata fine
2 cucchiai grana grattugiato
olio sale pepe 
timo
1 tuorlo

Idea ispirata ad una ricetta di Thierry Marx


Stendere le fette di pancetta sulla carta forno e infornare a 180° per qualche minuto fino a che sono croccanti. Metterle su carta assorbente e ridurne 5 in pezzetti. Con la forchetta, lavorare brevemente la ricotta unendo il grana, poco sale, pepe e la pancetta.
Cuocere gli spaghetti in acqua bollente salata. Scolarli, separarli e stenderli uno accanto all'altro su uno stuoino per maki (1). Stendere sopra la pellicola per poterli schiacciare e accostare bene, in modo che non ci siano fessure.(2) Togliere delicatamente la pellicola e pareggiare le estremità (3). Dividere in due e adagiare in ogni parte il ripieno di ricotta (4). Arrotolare con l'aiuto dello stuoino (5). Tagliare le estremità e poi in 4 maki ciascuno (mi sono venuti maki larghi 14 spaghetti). Spennellare con il tuorlo leggermente battuto. Decorare con le altre 2 fette di pancetta ridotte a pezzetti e con il timo. Completare con una generosa macinata di pepe nero.

Con questa ricetta parteciperò al contest di Vaty












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mercoledì 30 ottobre 2013

Pane al burro e salvia e... il signorino Pane



Ormai è anni che faccio il mio pane ad alta idratazione, veloce, senza impasto con l'alveolatura areata e crosta croccante. 
Poi ho conosciuto Eva del blog Fable de Sucre e ho iniziato a  desiderare di fare un altro tipo di pane, magari più lavorabile.
L'ho martellata di domande.
Fare domande a Eva è come chiedere ad un fisico di spiegarti la meccanica quantistica. Ti risponderà come se ti stesse spiegando il modo di versare l'acqua nel bicchiere. Per lei è tutto ovvio, semplice, che non-ti-può-non-riuscire.
E siccome poi sembro sempre esagerata, ho copiato la nostra conversazione:

-"Eva, ho messo 5 g di lievito, adesso quanto devo farlo lievitare?"
-"Il pane nella prima mezz'ora non lievita: si sta rilassando."
-"Ah scusa, si sta rilassando. E quanto si deve rilassare, il signorino?"
-"Mezz'ora, poi fai la prima piega."
-"Rilassare, fare la piega, gli devo fare anche lo shampoo per caso?
-"Ma no, le pieghe sono spiegate sul mio blog, ci sentiamo dopo che devo infornare il panettone.
-"Ma se siamo a ottobre!!!"

Il giorno dopo:
-"Eva, l'ho fatto rilassare e ho fatto le pieghe, ora quanto deve lievitare sto pane?"
-"1+1"
-"Ehm...2?"
-"Ma no! Nel senso che per il pane è 1+1, per un panettone sarà 1+4"
-"Cos'è un test di algebra?"
-"Sono i volumi! 1+1 vuol dire che è raddoppiato"

Lo spolveri, lo giri, gli fai le pieghe lo fai rilassare e gli canti la ninna nanna.
Secondo me fare il pane, è un'arte come l'ikebana o la potatura dei bonsai. Ci vuole pazienza, tanto amore e tanta conoscenza.
Eva poi è tosta, una persona senza peli sulla lingua, ti puoi fidare di lei, non è una che te le manda a dire. Se hai sbagliato lievitato, te lo dice senza troppi sentimentalismi, ti aiuta e ti riporta sulla retta via.
Quando la prima volta le ho detto che avevo cotto il pane senza farlo lievitare abbastanza ha esordito con un: sei proprio una cazzona. Ma naturalmente questo è un epiteto che userà solo con me perché sono la sua amichetta. Se non tratterete il lievitato come un bimbo, con voi farà molto peggio.




500 g farina 0 (io l'ho tagliata con 100 g di manitoba)
5 g lievito secco

250-300 ml circa acqua

1/2 cucchiaino di sale
80 g burro
15-20 foglie di salvia






In una ciotola capiente, mettere la farina con il sale, il lievito e aggiungere i 250ml di acqua. Iniziare a lavorare con le mani e aggiungere altra acqua all'occorrenza per ottenere un impasto morbido, ben idratato.Formare una palla, coprire a campana e far lievitare fino al raddoppio. Sgonfiare l'impasto lievitato, spolverare di farina il piatto di lavoro e stendere l'impasto in un rettangolo grande circa quanto la leccarda del forno. 

In un contenitore unire le foglie lavate e asciugate bene e il burro freddo. Frullare con il frullatore ad immersione per ottenere un composto omogeneo. Spalmarlo nel rettangolo con l'aiuto del dorso di un cucchiaio. Arrotolarlo dal lato lungo, sigillare il lembo e tagliare in due il rotolo nel senso della lunghezza con un coltello molto affilato. Arrotolare le due parti e sigillare le estremità. (io ne ho create due piccole invece che una intera grande.

Far riposare la treccia, ancora una mezz'oretta, o il tempo che il forno arrivi a temperatura (180°).
Far cuocere per circa 30 min, lasciar raffreddare completamente prima di taglarlo.

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Patate Tartiflette




La tartiflette è una preparazione dell'Alta Savoia e, udite udite, è un piatto d'origine recente: è stata inventata negli anni 80 per promuovere il formaggio della zona, il reblochon.
Il nome tartiflette deriva da tartifla che in patois , il dialetto dell'Alta Savoia (vi assicuro, incomprensibile per chi parla francese), vuol dire patata.
La tartiflette originale è come una torta salata che viene preparata con le patate lesse, la pancetta, la cipolla e il reblochon. 'Na cosetta leggera insomma.
Naturalmente oggi si possono trovare versioni con lo speck, la salsiccia o altri tipi di formaggi. Poi si hanno le varianti moderne. Vengono fatti i crostoni tartiflette, le zuppe tartiflette e la patata tartiflette che è quella che vi propongo oggi. 

Per 6 pezzi

6 patate medie ferme alle cottura
12 fette di fontina
12 fette di pancetta stesa tagliata fine
burro
olio sale pepe
bacche di ginepro (facoltativo)





Lavare le patate e cuocerle con la buccia nell'acqua bollente per 25/30min fino a che sono cotte ma non sfatte. Farle raffreddare un po', sbucciarle e tagliare in due nel senso della lunghezza.
Far dorare le 12 metà in una padella con del burro ,dalla parte bombata, per 5/7 minuti. Lasciare raffreddare su un foglio di carta assorbente.
Disporre  in 6 metà, 2 fette di  pancetta e 2 di   formaggio, alternandole. Chiudere con le altre 6  fissandole con un filo di rafia o spago da cucina.Passare al forno per 2/3minuti , messe su carta da forno, a 180° fino a che il formaggio sia sciolto e servire calde con le bacche di ginepro.

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martedì 29 ottobre 2013

Focaccia rustica patate e pesto




400 g patate 
2 confezioni di mozzarella
2/3 cucchiaiate generose di pesto
sale grosso
sale olio pepe
500 g pasta per pizza 





Cuocere le patate in acqua salata con la buccia. Scolarle e passarle sotto il getto di acqua fredda. Sbucciarle e lasciarle raffreddare. Stendere metà della pasta per pizza abbastanza fine e sistemarla in una teglia (23 cm), bucherellarla e disporre metà delle patate in un solo strato.Versare il pesto a cucchiaiate e stenderlo in maniera omogenea. Tagliare la mozzarela a fette, asciugarla molto bene con carta assorbente e fare uno strato. Continuare con il secondo strato di patate, pesto per completare con la seconda mozzarella. Chiudere la focaccia con l'altra metà di pasta stesa, sigillare i bordi, bucherellarla e spennellarla con un'emulsione di acqua e olio.Cospargere di poco sale grosso e infornare a 2oo° per 20/25min.
! Io ho spennellato la torta con l'emulsione o solo olio ogni 10 minuti in cottura per avere la pasta più morbida e meno croccante.



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Lenticchie all'arancia


Ho scoperto le lenticchie nella mia fase vegetariana, anzi, a dire la verità i due anni di vegetarianesimo mi hanno fatto scoprire e rivalutare tantissimi alimenti.
Le lenticchie, a differenza degli altri legumi non hanno bisogno di ammollo, a meno che non abbiate carenze di ferro. In quel caso, un ammollo di qualche ora servirà a dissolvere in acqua le sostanze che limitano l'assorbimento del ferro. La cottura di quelle secche varia dai 30 ai 40 minuti, a seconda se sono decorticate o meno e il gusto è nettamente migliore rispetto a quelle in scatola che spesso si sfaldano e hanno un gusto poco naturale.
Ci sono diversi modi di gustarle: con il classico battutino, con il pomodoro o, il mio preferito, con un filo d'olio a crudo. Per questa ricetta vi propongo l'aggiunta dell'arancia, che fa subito un po' inverno. Profumata e gustosa, la lenticchia ne sarà contenta.





300gr lenticchie

1 arancia
1 cucchiaino aceto balsamico
steli di erba cipollina
prezzemolo
sale e pepe

Mettere le lenticchie in una casseruola o tegame di coccio con quasi circa 7/8oo ml  d'acqua fredda. Farle cuocere per circa 30/40 minuti. Scolarle bene e farle e farle insaporire in padella con un cucchiaio di salsa di pomodoro.

Preparare la salsa all'arancia: spremere un'arancia e far passare il succo attraverso un colino.Aggiungere la scorza grattugiata, l'aceto  balsamico e qualche stelo di erba cipollina tagliazzato, chiudere in un contenitore ermetico e sbatterlo energicamente per mescolare gli ingredienti. Irrorare le lenticchie.Aggiustare di sale, pepe e completare con del  prezzemolo. Servire tiepide o calde. 

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lunedì 28 ottobre 2013

Guacamole di zucca (hihiih)


Ho fatto il guacamole di zucca (hihihihi) e ne sono davvero fiera. A parte il pomodoro tagliato a pezzetti che non ho messo, per il resto ho trattato la zucca come l'avocado e l'ho servita con le tortilla (hihihhi). Sono contenta perché a volte mi sembra di scoprire l'acqua calda. Ma dai, ditemi la verità: nessuno di voi ci aveva mai pensato, no? Ecco perché ridacchio (hihihihi), perché era pure divina!
Cena di Halloween? Passate da me e segnatevi la ricetta!



500 g zucca già pulita

1 cipollotto
peperoncino in polvere
1 lime
sale pepe olio


Tagliare la zucca a pezzetti, metterla in una teglia coperta di carta forno, salare pepare e condire con olio. Infornarla a 200° per circa 20 min o fino a che sarà morbida. Versare la zucca in un contenitore con il cipollotto, il peperoncino e il succo del limone. Frullare con il frullatore ad immersione. Trasferirla in una padella e lasciarla riposare per un paio d'ore. Eliminare l'acqua che è salita ai bordi, scaldare la salsa per addensarla, regolare di sale e farla raffreddare in frigo. Servirla in coppette con le tortilla chips.
 

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giovedì 24 ottobre 2013

Gnocchi al verde



L'ho già detto, amo le patate in tutte le sue forme e proprio come Rocco Siffredi, ne ho provate tante. Quelle dolci, rosse, tonde, viola, piccole, novelle , insomma la patata "si presta" a tantissime idee e  ricette di cucina.
Gli gnocchi che vi propongo oggi potrebbero cadere nel banale se non fosse che il gorgonzola, invece di quello dolce, usato più comunemente in cucina, è quello picanto.  Colora gli gnocchi di un verde che non è la tonalità all'ultimo grido però davvero, dà un carattere al piatto che vi meraviglierà. 


Per 4 persone


700 g di gnocchi di patate
150 g di gorgonzola PICCANTE

prezzemolo
60 ml  di panna fresca
una manciata di pinoli  tostati
sale pepe

Tagliare il gorgonzola a cubetti, metterlo in una pentola con la panna e scioglierlo a fuoco basso (io metto la padella sopra l'acqua che bolle per gli gnocchi). Unire il prezzemolo tagliuzzato e mescolare.
 Lessare gli gnocchi  in una pentola con abbondante acqua bollente salata; scolarli quando vengono a galla con un mestolo forato e trasferirli nella padella con la salsa di gorgonzola. Mescolare delicatamente e completare con  i pinoli tostati, il prezzemolo e una macinata di pepe.

! Naturalmente, occhio a non mettere troppo sale nell'acqua!
 


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Insalata di carote all'orientale



Le carote viola (nella foto vedete una varietà bicolore) sono del tutto naturali, non sono geneticamente modificate e hanno il gusto che noi tutti conosciamo. Anzi, vi dirò qualcosa che vi sorprenderà.
La carota nasce viola.
E' stata modificata per selezione successiva nel 1720, da viola a arancio, in onore della dinastia regnante Olandese, gli Orange.
In poco tempo scomparvero le carote originali per essere sostituite da quelle arancioni.
Quelle arancio sono ricche di betacarotene ottime per l'abbrozatura, e di vitamine utili per gli  occhi mentre quelle viola o bianche sono ricche di antiossidanti.

A me i colori mi fanno impazzire. 
Nella mia (luuuunga vita) se ci penso ho fatto solo lavori dove i colori erano in qualche modo protagonisti. In modo particolare amo quelli della natura. 
Dobbiamo essere dotati di una buona dose di coraggio per vestirci con il viola e l'arancio insieme, solo poche persone se lo possono permettere, ma la natura ha deciso di fare queste carotine unendo i due colori che sembra non ci sia meglio nella vita. 
Ho deciso semplicemente di lessarle e passare un po' in padella per  lasciare che i loro colori esprimessero l'arte, l'armonia e l'esplosione di vita.
Si mangia prima con gli occhi, no?




500 g carote arancio giallo e viola
1 spicchio d'aglio
olio
sale
cumino
Lavare bene le carote , pelarle, tagliarle a tocchetti e cuocerle per 15 min in acqua bollente salata. Scolarle bene. Far rosolare l'aglio in una padella capiente, unire le carote e il cumino. Far insaporire per 5 minuti o di più se vi piacciono meno croccanti. Guarnire con prezzemolo o cerfoglio. 



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giovedì 17 ottobre 2013

Pain perdu salé e...le modelle di Vogue


Vi invito a sfogliare un qualsiasi giornale di moda, che sia Vogue, Elle o MarieClaire. 
Ora soffermatevi sui volti delle modelle che posano per i servizi. 
Il 90% è con la bocca semi aperta. 
Si sa, non c'è bisogno che ce lo dica Freud, una bocca femminile carnosa e semi aperta, altro non è che la sublimazione della frase "sono disponibile". E questo l'hanno capito i fotografi, le modelle e le maisons di moda, profumi e macchine. 
Affiancando al prodotto una donna che, anche se non ammicca ed è vestita accollata, ma socchiude la bocca, diventa subito, per l'inconscio umano, una donna sensuale. E per l'inconscio umano equivale a dire "voglio quel prodotto per essere sensuale come lei".
L'altro 10% che non ha la bocca socchiusa, è incazzato nero. Sono serissime, imbronciate, accigliate. Mi son sempre detta che se un giorno fossi riuscita a organizzare una sfilata di moda, il mio marchio sarebbe stato il sorriso delle modelle. L'avrei messo come regola. 
Ma scusa, indossi abiti costosi, griffati, sei bellissima, sempre in viaggio, ti pagano pure e fai il broncio? Io uscirei in passerella cantando "voglio vivereee cosìì, col soole in froonteee". 
E poi che messaggio dai alla cliente? Che ti girano le palle perché stai indossando un abito da 1000 euro? Dovrebbero essere felici e far vedere che indossando quel vestito si è ancora più contente. 
Niente.
Per il mio (ex) lavoro ho conosciuto diverse modelle umili e carine e altre invece un po' (troppo) sofisticate che rimanevano con la bocca socchiusa anche fuori dal set. Una di queste, francese, mi disse che l'adorava ma che non poteva mangiare il french toast che per chi non lo sapesse è la traduzione inglese di pain perdu. Ma amore mio, sei francese, chiamalo con il suo nome. E' come se io chiamassi la mozzarella in carrozza "cheese in carriage".
Tresor, il pain perdu lo fanno davvero in tutto il mondo: in Canada si chiama pain doré, in Spagna  torrija, in Germania Armer Ritter (mazza che aggressivo), insomma, un pezzo di pane, un tempo raffermo, che viene inzuppato in latte e uovo. 
Lo vuoi dolce? Lo chiami pain perdu. 
Lo vuoi salato? Lo chiami pain perdu salé.
Do you understand? E chiudi la bocca che ti entrano le mouches.


9/10 fette pane da tramezzino
150 g prosciutto cotto
1 mozzarella
senape 
sale pepe
olio di semi
1 uovo
150 ml latte

Tagliare la mozzarela in circa 10 fette e asciugarle bene con carta assorbente.Togliere la crosta al pane. In 5 fette, spalmare un velo di senape e farcire con il prosciutto( tagliato della stessa misura del pane) e un pezzo di  mozzarella. Richiudere con le altre 5 fette premendo un po'. Tagliarli in due per ottenere dei triangoli.
Battere brevemente un uovo, unire il latte sale e pepe. Far scaldare almeno 1 cm di olio in una padella. Immergere dapprima i 3 lati del triangolo, poi il centro e friggerlo un paio di minuti per lato. Continuare anche per gli altri, abbassando un po' il fuoco a metà lavoro.


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martedì 15 ottobre 2013

Crostata di zucca con parmigiano e salvia








 La Signorina NO ama la zucca. Mi piace in tutte le preparazioni: in vellutata, con il risotto, dentro i ravioli o a gnocco. Fu importata in Europa dalle Americhe, insieme a pomodori e patate perciò da noi è di uso recente. E' ipocalorica, versatile e fa bene. In questa ricetta, presa da un giornale, la zucca è trattata come uno sformatino ma cotta in un guscio di brisée. Si avrà un gusto delicato, vellutato e autunnale. Peccato per il burro nell'impasto, altrimenti potevo dire anche dietetica... 

Per la brisée
240 g farina
100 g burro freddo
1 pizzico di sale
1 tuorlo

La farcia
500 g zucca pulita
1 spicchio di aglio
salvia
40 g parmigiano
2 uova
olio sale pepe
paprika dolce



Per la brisèe lavorare la farina con il burro freddo, 1 pizzico di sale e il tuorlo. Aggiungere qualche cucchiaio di acqua freddissima (io metto un cubetto di ghiaccio nel bicchiere e ne metto dei cucchiai poco alla volta fino a che l'impasto inizia a essere compatto). Formare una palla, schiacciarla un po', avvolgerla con pellicola a farla riposare in frigo 1 ora.
Preparare la farcia: mettere i cubetti di zucca in una teglia coperta di carta da forno e aggiungere l'aglio, sale pepe, la salvia e l'olio. Cuocere a 200° per circa 30 min.
Frullare la zucca con il parmigiano grattugiato, le uova, il latte un po' di sale e pepe. 
Stendere la brisée in una teglia da crostata di 24 cm oppure come ho fatto io in una forma 34x9 (avanzerà qualche cucchiaio di farcia). Bucherellarla e versare la farcia di zucca. Cuocere a 180° per 30 min. Far raffreddare un po' e servire cosparsa di paprika.



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lunedì 14 ottobre 2013

Insalatina zucca e feta



 Amo tantissimo la zucca: lessa con l'olio, al forno, fritta, calda in una zuppa Voi l'avete mai assaggiata in versione chips o la zucca in saor?
Nel frattempo vi lascio una insalata veloce, poi ditemi quale tipo di ricetta mi manca da assaggiare con questa allegra e colorata cucurbitacea!

Per 2 porzioni

400 g zucca pulita
100 g feta
2 cucchiai pinoli
foglioline di maggiorana
insalatina a piacere 
timo o origano fresco
semi di zucca
sale pepe
olio

Tagliare la zucca a cubetti di circa 2 cm, disporla in una teglia e condirla con l'olio, il timo, sale e pepe.
Infornare a 190° per 25min circa o comunque fino a che sarà cotta ma ancora soda.
Tagliare a cubetti anche la feta.
Unirla alla zucca e completare con i pinoli tostati in un padellino antiaderente, l'insalatina, maggiorana, timo, pepe se si vuole e un giro d'olio a crudo.





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giovedì 10 ottobre 2013

Fettuccine al pesto di pistacchi e...che bel pistacchio




Non sono mai riuscita ad ammirare il corpo degli uomini. Non sono mai riuscita a rimanerne incantata. Davanti ad un adone, io, fredda come il marmo.
Mentre le mie amiche guardano il lato B di Brad Pitt, e i bicipiti  di Matt Damon, a me l'occhio mi cade sull'orlo scucito dei pantaloni. 
Mentre nella foto di un calendario, con set in un pagliaio, il modello si appoggia al forcone, io riesco a scovarti l'ago.  
Gli addominali non mi hanno mai colpito. A scuola, a storia dell'arte, ero l'unica attenta alla spiegazione dei bronzi di Riace.
Sono sincera se dico che ad uno spogliarello maschile, riuscirei senza problemi a concentrarmi sulla paillette allentata che penzola dal perizoma.
Tanti anni fa, in una pubblicità, un bel ragazzo usciva da un lago a torso nudo ma con i Levi's 501. Ricordate? Ecco, mentre le mie amiche si commuovevano per la bellezza, io me ne uscii con un: "ma non gli da fastidio il jeans attaccato alle gambe?" 
Bocciata. Commento non attinente.
Un'altra amica mi manda per mail un'immagine di un signore a petto nudo, glabro e anche un po' unto, con un grembiule di 5 taglie più piccolo, mentre taglia delle zucchine a rondelle. 
Mi scrive sotto: "che ne dici?"
Le rispondo: "si vede che son nostrane, guarda come son verdi!" 
Bocciata. Risposta non attinente.

Al mercato un giovane con occhi magnetici, camicia sbottonata e jeans così aderenti che si vedeva se la monetina in tasca era testa o croce, stava decantando la bontà dei suoi prodotti: frutta secca del territorio, noci, nocciole, mandorle e tanto altro.
Un nugolo di donne dai 15 ai 95, erano  ipnotizzate. Con un sorriso che sembrava una paresi, gli occhi con pupille dilatate e bocca semiaperta. Da ricovero.
Io mi avvicino, mi faccio largo tra la folla di donne, ed esclamo:
"Ecchebbel pistacchio!"
Per una volta sono rimasta in tema. Promossa!
Ed è venuta fuori una ricettina...altro che pettorali!











Per 4 persone

320 g fettuccine
100 g pistacchi tostati non salati
3 cucchiai parmigiano grattugiato
prezzemolo
2/3 cucchiai di panna
qualche foglia di maggiorana fresca
olio sale


Con il frullatore ad immersione, frullare i pistacchi tostati, la maggiorana , un po' di prezzemolo, il parmigiano e versare l' olio a filo fino a formare una salsa densa. Aggiungere la panna e regolare di sale.
Cuocere la pasta in acqua bollente salata con un paio di cucchiai d'olio per non fare attaccare le fettuccine tra loro. Aggiungere un paio di cucchiai dell'acqua di cottura al pesto: la salsa deve risultare fluida, non troppo densa. Scolare e condire con la salsa. Servire calde con un po' di pistacchi tritati e un filo d'olio.




















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martedì 8 ottobre 2013

Casarecce funghi e gorgonzola


Voi uomini spesso vi domandate perché noi donne siamo così fissate con le scarpe. Voi andreste in giro con le flik-flak tutto l'anno, lo so, ma noi abbiamo una dignità e  la nostra non è una fissazione ma una reale necessità.
Ve lo spiego io perché.
Partiamo dalla base: colore nero.
Sono delle scarpe che non puoi non  avere:

  • decolletés  per tutti i giorni
  • tacco alto per la serata chic
  • ballerina per l'uscita con le amiche
  • stivaletto per la minigonna

E siamo a 4.
Mica che ci vestiamo sempre di nero. E' vero che il nero va su tutto, ma non va sui colori terra. Quindi per i colori chiari avremo bisogno di:

  • sandali infradito in cuoio per la gonnellona anni 60
  • decolletes beige per colazione da Tiffany
  • stivaletto con frange
  • ballerina color terra bruciata di Siena
  • stivale in scamosciato maron per il jeans skinny

Quota 9
E per ora, converrete con me sono tutte indispensabili no?
Mica potete dirci di mettere l'abito bianco panna con collana e bracciale etnico e scarpe nere eh!
Quelle vulgarité.
Poi abbiamo le "speciali":
la scarpe per il jogging. quelle per lo shopping, quelle per il trekking, quelle per il snorkeling.
E siamo a 13. Cioè non mi sembra un'esagerazione no?

Ok, abbiamo fatto la lista del mese di Aprile. Poi ci sono le scarpe per gli altri 11 mesi più tredicesima.

Ora senza scherzare, sono una di quelle che le scarpe se le fa durare, ma nonostante questo, le ho contate: necessarie sono 32.
Necessarie.
Mia sorella, grande shoe-aholic, una volta mi presentò un paio di zoccoli, bianchi con fiori rossi in 3D. Mai usati. Molto carini, anche se indossandoli si rischiava l'effetto Minnie. Chiedo, ma perché li hai presi? Mi guarda con la stessa espressione con la quale si guarda un cucciolo di labrador:
"Moni, quindicieuri. E mica potevo lasciarli lì".
Ecco il perché abbiamo 156 paia di scarpe nella scarpiera: perché siamo generose, perché abbiamo il cuore grande e non possiamo permetterci di lasciare amorosi e vulnerabili sandali in vetrina.
Soli e abbandonati.
E se nessuno li compra? Che fine faranno eh? Poveri e indifesi cuccioli di cuoio.
La verità è che voi avete il cuore di ghiaccio e questa cosa non la capirete mai.
Sigh.



Per 4 persone

280 gr di casarecce
400 gr di funghi
250gr g di gorgonzola dolce
prezzemolo
olio sale pepe



Pulire i funghi, sciacquarli velocemente sotto l'acqua corrente e tagliarli a pezzetti. Farli rosolare con un filo d'olio in un padellino fino a che non avranno buttato fuori acqua. Insaporirli con sale e pepe.
Cuocere la pasta in acqua bollente salata.
Sciogliere il gorgonzola tagliato a cubetti a fuoco dolce e lasciarlo sopra la pentola dell'acqua che bolle in modo che non si aggrumi e rimanga caldo. Scolate la pasta e unire funghi e formaggio. Cospargere di prezzemolo fresco tritato e servire.






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venerdì 4 ottobre 2013

Compleanno blog con Fondant con crema di marroni e...l'importanza di un nome


Il nome proprio, quello che ti hanno dato i genitori, è di importanza vitale. Ti può cambiare la vita.
E' chiaro dalla nascita che se tuo padre fa Pitt di cognome e tua madre ti chiama Brad, tu diventerai famoso. E' scritto nel nome, sentite come suona bene? Brad Pitt.

Peppino Latiriella... Ecco lui potrà fare le castagne alle fiere. Sicuro. E' scritto nel suo nome.

Una che si chiama Camilla è di sicuro carina, solare, te la vedi sempre studentessa sedicenne. Non ti puoi vedere una nonna che si chiama Camilla.
Le nonne hanno nomi da nonna: Maria, Rosa, Anna oppure Berenice, Otilla, Adelaide e i nonni Benito, Umberto, Vittorio...
E i nipoti? Oh, tutti nomi da nipote!
Mattia, Simone, Francesca, Sara, Elena, Deboraconl'acca.
Uno che si chiama Pierdomenico, Gianluigi, Giannantonio deve fare l'avvocato o il chirurgo, qualcosa di complesso insomma.
Io ho conosciuto un Finugo.
Giuro.
Secondo voi uno che si chiama Finugo può fare il parcheggiatore? No, studiava ingegneria astro-poli-mega-nuclear-spaziale.

E il nome del vostro blog? Al momento, prese dall'entusiasmo avete messo un nome che vi piaceva, senza pensare al suo futuro. Ve lo dico perché io ho fatto così.
Volevo chiamarlo Olio di Gomito.
Poi ho optato per Miel&ricotta.
Banale. Niente di accattivante.
E voi non vi siete pentite? Io ho fatto un giro nel web e ho individuato qualche categoria.
Breve carrellata:

Ci sono le doppiette come
Burro e miele
burro e zucchero
miele e ricotta
ricotta e miele
cocco e cannella
acqua e farina
aglio e prezzemolo
fragole e limone
menta e cioccolato
basilico e pinoli 

e le doppiette di oggettistica
formine e mattarello
grembiule e presine
cucchiaio e pentolone

Se stasera non sapete che fare
A cena da Doris

A cena da Anita

A cena da Bicece

A cena da giorgio
Ora di cena

le propositive
cucinare con me
cucino con voi
cuciniamo noi
cucino con mamma
cucinando con mia sorella
ti cucino così
cucino per te, scemo

i resti
buccia di limone
briciole di ida
scorza d'arancia
l'osso e la lisca

vai con il classico
la cucina di nonna papera
dolcezze di nonna papera
le semplici ricette di nonna papera
nonna papera's blog
io amo nonna papera

e i dolci
dolci pasticci  +
dolci pensieri  +
dolci passioni   +
dolci idee       +
dolci magie     +
dolci gusti       +
dolci armonie  +
dolci delizie    +
dolce meringa =
dolci a gogo!!!    


 le preoccupate
Cosa bolle in pentola?
Cosa c'è in frigo?
Cosa cucino oggi?
Cosa ti preparo per cena?
Indovina chi viene a cena?
Ma allora cosa mangi?
Ma che ti sei mangiato? (oddio che ansia)



lo zoo

la gallina vintage
il gatto goloso
la cucina della capra
l'eleganza del polpo
il maiale ubriaco (non son sicura sia un blog di cucina...)

e anche
cooking planner
cooking lover
cooking movies
cooking therapy

si sprecano
la cucina di...
profumo di...
essenza di...
fior di...

Poi
la fame vien mangiando
la fame vien cucinando (decidetevi...)
Aria in cucina (dove "aria" è un nome e non un atto scurrile)
Hai mai visto una ranocchia volare? (cambia pusher)
Stocco e pipazzi (per gli amici sti-cazzi)


e infine gli incompetenti
chef per caso
chef per un giorno
cuochi si spera
incapace ai fornelli
la cuoca imperfetta

poi ci sono quelli che non capisco (attendo, volentieri spiegazioni perché non ci dormo la notte) come:



chef ma non impegna
(che vuol dire? forse "chef ma senza impegno"? "chef che non si impegna"? "chef, cerca di impegnarti di più"?)



e poi il blog di cucina
la scimmia cruda (che già la scimmia non è che ti faccia venire tutta st'acquolina, ma cotta non era meglio?)

Non faccio polemica, faccio satira blogger.
Confido, come sempre, nel vostro umorismo e la vostra intelligenza: so che nessuno si offenderà.
Se invece, con questo post ho ferito mortalmente qualcuno, mi spargerò il capo di cenere e mi inginocchierò sopra i ceci.
Cotti, possibilmente.
Oggi festeggio il mio secondo anno di blogger, siate clementi e soprattutto sorridete, che i vostri blog sono pez e core!


Da una ricetta di Corinne Jausserand

200 g cioccolato al 52% minimo di cacao
160 g burro
3 uova
500 g crema di marroni

Portare il forno a 180°. Sciogliere il cioccolato a bagnomaria con il burro, mescolare per avere uncioccolato liscio e brillante e lasciare raffreddare un po'. Nel frattempo, in una ciotola capiente battere energicamente le uova, aggiungere la crema di marroni e mescolare bene. Aggiungere il cioccolato.Imburrare e infarinare una teglia di 21/22 cm di diametro. Versare il composto e infornare per 30 min o fino a che non si sarà formata una crosta stabile in superfice. Far raffreddare completamente e lasciare in frigo per 2/3 ore.




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