venerdì 29 novembre 2013

Speculoos e...l'aereo

Quando sali in aereo, anche se di voli ne hai fatti a decine, per un secondo, un nano secondo, il pensiero ti va là. Sì, avanti, non negate: tutti ci pensano a quella cosa là. Sali con i tuoi bagagli e sorridi pure, fai finta di nulla, ti chiedi: si sarà visto che ci ho pensato per un attimo a quella cosa là, oppure sto recitando bene la mia parte di viaggiatrice consumata che non gli è mai venuto in mente che l'aereo possa cadere? 
No, non cade, o per lo meno, cadono gli altri ma non il tuo. 
E poi l'aereo è il mezzo più sicuro del mondo. 
E poi sopra le nuvole c'è sempre il sole.  
Ti siedi accanto al finestrino e la hostess si avvicina per dirti che ti sei seduta proprio davanti la porta di emergenza laterale e ti spiega amorevole come se ti stesse raccontando come le è venuto bene il soufflé che in caso, devi rompere il vetro e tirare il manicotto per fare uscire tutti. 
In quel momento ti arriva una camionata di responsabilità che neanche Maria Teresa di Calcutta. L'aereo è nelle tue mani e avrai gli sguardi dei passeggeri accanto che dicono: hai capito tutto vero? Lo sai come farci uscire in caso, vero?
E per concludere, la hostess  ti consiglia di  mettere la borsa  in cappelliera perché in caso, può essere d'impaccio. 
Ma in caso di cosa? Voglio scendere!!
Fortuna che durante il volo arriva lui, il caffè con il biscottino, lo speculoos, quello con il gusto di spezie, quello con il profumo del Nord e di camino acceso. Quello che prima ti conservi in tasca con l'idea di mangiarlo più tardi quando sarai più tranquilla e che invece ti mangi subito perché forse un più tardi potrebbe non esserci.
Invece va sempre tutto bene e quando scendi ti dici: devo cercare la ricetta di quel biscottino, me li faccio da sola in caso...


Se volete saperne di più, ho già parlato di questi biscottini QUI per la crema di speculoos.
Oggi vi propongo il biscottino vero e proprio da fare a casa. Ci sono solo un paio di accorgimenti. *Occorre il melange di  spezie da pain d'épice oppure potete sostituirlo con
1/2 cucchiaino di anice stellato
1/2 cucchiaino di noce moscata
1/2 cucchiaino di cannella
1/2 cucchiaino di chiodi di garofano ridotti in polvere
Mescolate e prelevatene 1 cucchiaino (come per questa ricetta) o di più se vi piace più speziato.
*Poi occorre lo zucchero vergeoise ovvero uno zucchero di canna scuro, molto profumato e umido al tatto. Se non lo trovate, credo possa andar bene il muscovado o ultima spiaggia quello di canna ma vi verranno i biscotti più chiari e con un gusto diverso.




Di Sylvie Ait-Ali

250 g farina
150 g vergeoise brune*
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1 cucchiaino di miscela quattro spezie*
125 g burro
1 tuorlo
4 cucchiai latte
sale



Unire la farina con la vergeoise, un pizzico di sale, il bicarbonato e le spezie. Aggiungere il burro a pomata e lavorare con la forchetta. Unire il tuorlo e il latte a poco a poco fino ad ottenere un impasto morbido e omogeneo (io ho usato il robot). Avvolgere la palla con pellicola e far riposare per 1 ora. Stendere la pasta su un ripiano leggermente infarinato e tagliare i biscotti, trasferirli sulla placca con carta da forno e mettere in frigo fino  a che la temperatura del forno non salga a 180°. Cuocere per circa 10 min. Lasciar raffreddare del tutto, conservare in una scatola di latta ermetica.


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martedì 26 novembre 2013

Nutella bianca





Il bianco è il colore della purezza, della verginità, dell'elevazione dell'anima. E' il colore dei medici, degli infermieri e dei cuochi per indicare pulizia. 
Ci sposiamo in bianco, vogliamo i denti bianchi poi quando arriva il capello bianco siamo a brontolare.
Ecco, io non ne ho. Sono arrivata a 40 anni senza capelli bianchi. Ho le tette mocio Vileda, il culo floscio, le zampette di gallina e l'artrosi ma zero capelli bianchi. 
Son soddisfazioni.
Per chi invece avesse i capelli bianchi, ricordo che il bianco (inteso come luce) non è considerato un colore, ma la somma di tutti i colori. Vale a dire, la somma di tutte le conoscenze, le esperienze e dolori. La somma di notti insonni, di giornate di sole, l'unione di amori, di scoperte e di soddisfazioni tutte concentrate in fili di capelli. Quando vi spazzolate, state ripassando i momenti della vostra vita, dove avete certamente lasciato un'impronta di colore.
Se poi volete anche mezzo chilo di cellulite, dovete solo chiedere:



Ricetta di Corinne Jausserand



200 g cioccolato bianco
150 ml latte condensato
50 ml panna liquida

Far sciogliere il cioccolato bianco a bagnomaria e una volta sciolto, versare il latte unito con la panna che devono essere a temperatura ambiente. Rimescolare energicamente fino a che sarà omogeneo. Versare nei vasetti (me ne sono venuti due come quelli della foto, un po' più grandi di un vasetto classico di yogurt.
Lasciar raffreddare. Consumare entro 6/7 giorni. 

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lunedì 25 novembre 2013

Involtini di tacchino all'arancia



L'arancia è come il maiale: non si butta mai niente. 
Si mangiano gli spicchi, si beve il succo, si fanno candite le scorze. Decorata con chiodi di garofano, rende accogliente l'ambiente e profuma. D'estate tiene lontano zanzare e mosche. Strofinata su gomiti  li rende lisci. Il decotto di arancia fa bene per la digestione, le bucce messe a 180° assorbono i cattivi odori del forno. E i fiori sono il simbolo della verginità e vengono spesso usati come bouquet per la sposa. 
Un tempo facevano anche felici i carcerati, ai quali era uso portare le arance. 
La mancanza di luce solare nelle carceri faceva diffondere spesso lo scorbuto, curabile solo con vitamina C. Le arance, essendone ricche, allontanavano il pericolo.
Non la sapevate questa eh? Nemmeno io.
Vi propongo un secondo di carne con l'arancia, una ricetta che faccio da secoli, che dona un tocco profumato e colorato al tacchino.

Per 4 persone
8 fettine di fesa di tacchino
2 arance
8 cucchiai colmi di pecorino (va bene anche parmigiano)
prezzemolo

1 scalogno
 farina
olio sale


Recuperare la scorza da un'arancia, tagliarla a pezzetti e mescolarla con il pecorino grattugiato e il prezzemolo tagliuzzato. Spremere le arance e conservare il succo. 
Battere le fettine di tacchino in modo da appiattirle bene e cospargerle con il miscuglio preparato. Arrotolare la carne in modo da formare degli involtini chiudendoli con gli stuzzicadenti.
Scaldare l'olio e rosolare lo scalogno tagliato a rondelle. Rosolare gli involtini per 3/4 minuti, 
bagnare con il succo dell'arancia, regolate di sale e cuocere con il coperchio. Una volta cotti, togliere tutto il liquido d'arancia e metterlo in un altro padellino. Mentre fate rosolare gli involtini per colorarli, far ristringere il sughetto, aggiungendo un cucchiaino di farina per farlo addensare.  Quando è omogeneo e denso, servire la carne e bagnatela con la salsa d'arancia.
Cospargere di prezzemolo.






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giovedì 21 novembre 2013

Sablés con Nutella e...sul set con Montersino)


Si accendono i riflettori. 
La truccatrice tampona il viso di Luca con la spugnetta e si allontana velocemente. Lui dietro un banco in legno, lucidato e liscio che ci si può giovare a bowling, respira profondamente e si prepara e registrare la nuova puntata di pasticceria. 
Davanti a lui, sulla destra la planetaria tempestata di diamanti, sulla sinistra una ciotola e una spatolina linda.
Silenzio per favore, 3...2...1...camera 4, azione!



Salve da Luca Montersino, oggi impareremo a fare una ricetta francese semplicissima: i macarons!
Milioni di parigini che da anni provano a fare i macarons, arriva lui con la sua ricetta semplicissima. Sentiamo...

Prendete 27 uova e separate gli albumi dai tuorli, hop, così!
E con una sola mano fa passare ogni uovo a zig-zag tra le 5 dita, arrivando al pollice che penetra il guscio e lo rompe separando l'albume dal tuorlo. Il tuorlo, educatamente, saluta con riverenza,  si allontana e si auto sbatte per farsi frittata.

Ora, azionate la macchina e montate a neve marmorea. Nel frattempo fate sciogliere 1 chilo e mezzo di zucchero e portatelo a 127, 04 gradi, poi fatelo raffreddare a 39 gradi e unitelo agli albumi. Versare il tutto in una ciotola in acciaio galvanizzato in oro bianco e iniziate a mescolare velocemente con la spatola di caucciù della Malesia del Nord. Va bene anche di quella del Sud eh! Facciamo questo in modo che ...ecco così...che lo zucchero abbia lo shock termico innescato dall'albumina contenuta nell'uovo che sprigiona tantatonina utile per il macaronage.
Con un gesto veloce apre la sac à poche, infila l'impasto e crea dei dischi sulla teglia.

Ecco ora, facciamo i nostri macarons di 4,6 cm di diametro. Ne verranno all'incirca 482.
I macarons giacciono piatti e opachi sul telo in silicone di Dubay, aromatizzato alla vaniglia olandese.

Cambio di immagine. 
Luca ha davanti a sé la planetaria pulita, con i diamanti ancora più brillanti. Il banco splendente e una decina di centinaia di macarons lucidi, belli "alzati" e  multicolori, con origami di fiore di loto fatto con foglia d'oro commestibile.
Ed ecco qua i nostri macaron! Facili no?

Che poi uno non si deve incazzare...




 Da una ricetta di Sylvie Ait-Ali
Per circa 22 sablés

200 g farina
50 g farina di mandorle
150 g zucchero
1 bustina vanillina
125 g burro
1 uovo
nutella
sale

Mescolare farina, sale, vanillina, farina di mandorle e zucchero. Unire il burro ammorbidito tagliato a pezzetti. Lavorare fino ad ottenere un composto sabbioso. Aggiungere l'uovo, lavorare fino a formare una palla omogenea. Avvolgere in pellicola e conservare in frigo per un'ora. Accendere il forno a 180°. Stendere la pasta aiutandosi con poca farina. Tagliare circa 10/11 cerchi di 5 cm di diametro, deporre mezzo cucchiaino di nutella e chiudere con i rimanenti cerchi, premendo leggermente nei bordi. Cuocere in una teglia coperta di carta da forno per 12 minuti. Lasciar raffreddare su una grata.

Come al solito vi ricordo che quello che ho scritto è pura satira blog: Montersino è un pasticcere d'alto livello tecnico e scenico. Ho esagerato i suoi modi di fare, per puro spirito di gioco. A chi si sentirà offeso o con la voglia di polemica, chiedo di sorridere. Non vale la pena agitarsi per un banale post.





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martedì 19 novembre 2013

Riso venere con carote alla paprika


Quando scendo in Italia, da qualche anno attraverso la pianura padana e le risaie per fare incetta di riso: il Carnaroli, l'integrale e il Venere, i miei preferiti. Quando la prima volta, il produttore mi ha detto che il riso Venere lo facevano proprio loro sono rimasta interdetta. Per me, che l'avevo già assaggiato, colore sapore e profumo erano tipici del riso mediorientale: chicco allungato, aroma di pane appena sfornato, insomma la provenienza doveva essere estera e invece mi sbagliavo. Il riso Venere è un incrocio nato nel 1997 (recentissimo!), tra il riso nero cinese e quello padano.
Chi non l'avesse mai provato, lo consiglio vivamente, è bello, fa bene, è ricco di fibre e sali minerali ed è un prodotto italiano!



Per 4 persone
200 g riso venere

2 carote
sale
paprika dolce

Cuocere il riso seguendo i tempi di cottura della confezione. Nel frattempo tagliare una carota a piccoli pezzi e farla rosolare con un goccio d'olio in padella. Insaporire con un po' di paprika. Scolare il riso molto bene e passarlo sotto l'acqua per fargli perdere il nero. Unire le carote, far tostare il tutto il padella per qualche minuto e servire. 

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Pain perdu alle mandorle


 
 Per le poche anime che ancora non lo conoscessero, ecco un mini-wikipedia:
il pain perdu  o french toast in inglese è una preparazione molto antica che viene fatta con il pane raffermo, imbevuto in latte, uovo e fritto nel burro. Che dire, la bontà è direttamente proporzionale alle calorie.
Oggi vi propongo una versione con il pane le mandorle, giusto per non farci mancare nulla.

Per 4 fette

4 fette di pane (io uso quello briosciato ma va benissimo quello a cassetta raffermo o quello che avete a casa)
1 uovo
150 ml di latte
qualche goccia di estratto di vaniglia
100 g mandorle a scaglie
burro
zucchero a velo









In una ciotola battere leggermente l'uovo, aggiungere il latte e un paio di gocce di estratto di vaniglia.
Tuffare le fette tagliate spesse circa 2 cm, nel composto di latte e uovo e adagiarle in un piatto con le scaglie di mandorle, girandole dai due lati. Premere con le mani per farle aderire e friggere nel burro spumeggiante. Procedere per ogni fetta, aggiungendo il burro nel tegame ogni volta.
Trasferire sulla carta assorbente e servire ben caldi con lo zucchero a velo e/o caramello.


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lunedì 18 novembre 2013

La zebrata




Ricette di questa famosissima zebra cake, in giro ce ne sono tante. Devo essere sincera, io ho fatto sempre e solo questa, presa da  lei e non ho nessuna intenzione di cambiare. Ve la consiglio spassionatamente perché è soffice, buona e finisce subito.



300 g farina

200 g zucchero
3 uova
200 ml d'olio di semi (un bicchiere)
200 ml  latte (un bicchiere)
1 bustina lievito
essenza vaniglia
3 cucchiai cacao tipo Nesquik



Montare le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungere gradualmente l'olio, la farina setacciata con il lievito e il latte a filo. Dividere l'impasto in due ciotole. Ho pesato il totale (1040 g circa) e ogni parte viene circa di 500 g. 

In una parte  unire i cucchiai di cacao, nell'altra le gocce di essenza di vaniglia. Imburrare e infarinare una teglia da 23cm di diametro. Versare al centro della teglia 2 cucchiai di composto chiaro. Con un altro cucchiaio versare al centro del composto chiaro, 2 cucchiai di quello al cacao. Al posto dei due cucchiai potete prendere come metro di misura anche un mestolino, l'importante è che si versato la stessa quantità dei due composti.  Continuare ad alternare i due composti partendo sempre dal centro del precedente. I cerchi si allargheranno da soli. Facendo attenzione a non muovere troppo la teglia, infornare a 180° per 30min. Controllare la cottura con uno stecchino. Far raffreddare completamente e sformare.

Mi sono venuti circa 10 cerchi al cacao e 10 alla vaniglia.
* Più il metro di misura sarà grande (un mestolo o 3/4 cucchiai), più che le strisce verranno spesse. Se usate un solo cucchiaio, il lavoro sarà più lungo e le strisce talmente fini che non ci sarà molto contrasto tra bianco e nero. In ogni caso sarà comunque buonissima.






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domenica 17 novembre 2013

Pappardelle con pesto di peperoni


 
Il peperone è proprio un bel tipo. Le sue varianti di colore, il rosso, il giallo e il verde messi insieme danno una bella vivacità al piatto, anche se si tratta di un'insalata. Da cotto, anche se è messo là tutto afflosciato e marinato nell'olio, emana un profumo intenso che ti riempie le narici. Ha un solo grande difetto: la digeribilità. Qualche modo per renderli digeribili c'è: comprarli maturi, togliere la buccia, i filamenti bianchi e i semi. 
Ho letto che una cuoca inglese ha scoperto che il taglio ha un ruolo decisivo nella digestione. 
In vari blog (l'uno che ha copiato dall'altro) c'è scritto che il peperone non va mai tagliato per verticale ma sempre in orizzontale. 
Sono l'unica che si fa domande sull'oggettività della frase. Cosa vuol dire "orizzontale"? Il peperone lo devo vedere in piedi o sdraiato? No, perché le cose cambiano decisamente.  
Ho sempre visto tagliare i peperoni nel senso della lunghezza (ovvero verticalmente se sta in piedi, orizzontalmente se sta sdraiato) ma in questo momento mi sento confusa. 
Dibattito aperto.
Nel frattempo vi propongo la vostra peperonata avanzata (sì lo so che non capita mai che avanzi, ma fate finta) unita in matrimonio con la ricotta:  possono far faville!
Mi raccomando: la ricotta tagliatela obliquamente.


Per 4 persone

250 g pappardelle
300 g  di peperoni in peperonata
250 g ricotta
1 mazzetto basilico
50 g pinoli tostati
olio sale
peperoncino (facoltativo)

Frullare i peperoni con la ricotta, il basilico e insaporire con un pizzico di sale. Tostare i pinoli in un padellino antiaderente senza condimento. Cuocere la pasta in acqua bollente salata, scolarla e condirla subito con il pesto di peperoni.Cospargere di pinoli e basilico.
La peperonata se è fatta sarebbe l'ideale ma in alternativa va bene anche la stessa quantità di peperoni in peperonata acquistati in barattolo.


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venerdì 15 novembre 2013

Tortini castagne e noci (12 modi per riconoscere una food blogger)



I 12 modi per riconoscere una foodblogger:



1-La foodblogger non ha 12 piatti fondi, 12 piatti piani e 12 forchette 
ma
12 piatti fondi diversi da loro, 
12 piatti piani con 12 decorazioni diverse
12 forchette con 12 manici differenti.

2-La foodblogger, con la bava alla bocca, guarda nei cassetti della nonna per scovare tovagliette cucchiai e cucchiaini vintage per farci le foto. Va ai mercati dell'antiquariato e dopo aver comprato un passino per lo zucchero a velo del 1912 se ne va trotterellando come avesse ricevuto gratis un trilogy.

3-La foodblogger non ha vergogna di fermarsi sul ciglio della strada per raccogliere tavole di legno imbarcate, caricarsele a casa, infilarle in vasca da bagno, fargli il bagnetto e dipingerle come se stesse preparando la base per la costruzione di uno chalet.

4-La foodblogger è capace di fare 5 volte la stessa ricetta venuta buonissima tutte e 5 le volte, solo perché non sono venute le foto. 

5-La foodblogger potrebbe uccidere se mangi la pietanza prima che lei abbia allestito il set.

6-La foodblogger non concepisce il fatto di creare una torta e non fargli la foto per postarla nel blog.

7- La foodblogger non ha una lista della spesa con
farina, thé, burro, zucchero
ma 
manitoba, thé matcha, burro chiarificato, zucchero muscovado.

8- La foodblogger che ti dice: devo dar da mangiare a Rodolfo, non sta parlando del suo cane ma del lievito madre da rinfrescare.

9- La foodblogger ha una maledizione: quando entra in libreria i libri di cucina saltano e si infilano dentro la sua borsa. Da soli. E lei è costretta a portarseli a casa.

10- La foodblogger ha un solo desiderio:  fare le 143.729 ricette che ha in mente. Non chiede altro.

11-La foodblogger ha un solo incubo: svegliarsi la mattina, aprire il blog e vedere una pagina bianca con scritto "siamo spiacenti, il tuo blog non esiste più".

12- La foodblogger è una pazza con diritto alla libertà. Ditegli sempre sì e nessuno si farà male.





Da una rivista:
per 11 tortini (fondo 5,5cm, apertura 7cm, altezza 3cm)

200 g farina
100 g farina di castagne
130 g zucchero di canna
1 cucchiaio di lievito per dolci
1 pizzico di sale
2 uova
150 g burro morbido
125 ml latte
20 castagne cotte
1 manciata di noci

Mescolare gli ingredienti secchi: le farine con il lievito, il sale e lo zucchero. Montare le uova con il burro, unire il latte e le polveri. Mescolare bene e infine unire le castagne cotte sbriciolate e le noci spezzettate. Versare nei pirottini (io ho usato quelli in silicone) fino ad un centimetro dall'orlo. Infornare a 180° per 25min.


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martedì 12 novembre 2013

Le macine


Dite quello che volete ma la Mulino Bianco fa cosette buone. E' inutile che l'azienda insista nel dire che son cose genuine fatte nella casetta del Mulino Bianco: son buone, dal gusto riconoscibilissimo ma non sono genuine, no.
Nel gioco delle imitazioni, le macine sono quelle che ho deciso di mettere sul blog. Ho trovato la ricetta su internet prima di aprirlo, l'ho annotata sul quadernetto e appena ho aperto il blog è stata una delle prime cose che ho postato. 
Il codice tacito della blogosfera vuole però che si citi la fonte.
Mi spiace, non posso farlo, non so a chi appartenga.
Intanto la posto e  ve la consiglio caldamente perché ho trovato questa ricetta favolosa. Poi, se qualcuna/o la riconoscesse come propria, sapete dove trovarmi.


200 g farina comune
2 cucchiai colmi di amido di frumento (frumina) o amido di mais
90 g di zucchero a velo
2/3 gocce estratto di vaniglia
8 g lievito per dolci (equivale a mezza bustina, non ne mettete di più!)
90 g burro
2 cucchiai di panna (da montare, non montata)
latte
1 uovo freddo






Sbattere leggermente l'uovo con un cucchiaino di latte.
Unire in una ciotola capiente, la farina con la frumina, lo zucchero, il lievito e mescolare. Aggiungere il burro a temperatura ambiente tagliato a cubetti e mescolare con le mani fino a che non si sia amalgamato agli ingredienti secchi. Il composto sarà sabbioso. Unire la panna e la vaniglia iniziando a lavorare con le mani molto fredde. Se avete la planetaria, sarà un ottimo aiuto. Versare l'uovo a poco a poco fino ad ottenere un composto bello liscio, compatto e lucido. Non va necessariamente versato tutto, ne basta metà o comunque la dose necessaria a lavorare bene l'impasto. Formare una palla, avvolgerla con la pellicola e far riposare in frigo come una normale frolla per 30min.
Stenderla a circa 7/8mm e adagiarla nella teglia coperta con la carta da forno. Tagliare le macine con il tagliabiscotti (circa 6cm con l'interno di 1,5). Levare con delicatezza i ritagli e il centro di ogni biscotto: verranno riutilizzati per fare altre macine.
Non spostare i biscotti, altrimenti perderanno la loro forma tonda.
Infornare  a 200° per 15 min circa.
Quello di tagliare i biscotti direttamente nella teglia non è assolutamente obbligatorio. E' ancora una volta un mio sfizio  per farli venire perfettamente tondi perché spostandoli con le mani inevitabilmente perderebbero la loro forma.
!Porre molta attenzione alla lavorazione della frolla. Una pasta non uniformata, in cottura renderà i biscotti granulosi e dall'aspetto molto lontano dalle macine originali.
! I biscotti vanno ben cotti (devono avere il colore del caramello) , essere mangiati freddi e conservati in scatole di latta.
Questi consigli vengono dalla mia esperienza di 4 infornate fallite, spero ne possiate fare tesoro!



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giovedì 7 novembre 2013

Pain d'èpice alla crema di marroni



Quando si dice "avere una corazza" o "avere la corteccia dura e il cuore morbido". Pensate alla castagna, pensate a quanto sia presuntuosa. Intanto non cresce in un campo ma in un albero abbastanza alto, quindi è difficile da raccogliere, e si deve aspettare che cada. 
Si presenta con un guscio spinosissimo che tu dici "ammappela, e che c'è dentro? 'Na perla?" Poi la apri e dentro c'è un altro guscio pelosetto, impossibile da aprire se non hai il coltelllino. Poi trovi la pellicina antipatica e poi finalmente la castagna che ecco, non è che abbia tutto sto valore...
La castagna è antichissima: sono stati ritrovati fossili di pollini di castagno sulle Apuane risalenti a 10.000 anni fa. Magari non erano adoperate come cibo però già esistevano.
Nel Medioevo invece ci fu un boom della castagna: veniva utilizzata al posto dei cereali e delle farine, con le zuppe e anche come merce di scambio e di pagamento come il grano.
Nel rinascimento l'uso della farina di castagne si diffonde fino a diventare un'ottimo sostituto agli altri cereali perché molto simile al riso e al frumento dal punto di vista nutrizionale.
In toscana , con la farina di castagne, si fa il castagnaccio (presto su questi schermi), mentre in Svizzera non si fa nulla, infatti non la trovi nemmen a pregare turco.
Qui al nodde si usa la crème de marrons, che fa molto più chic che "farina di castagne". Con la crème de marrons puoi fare una variante del pain dépice, per chi non conoscesse il gusto, è quello dell'omino di Shrek, speziato, profumato di cannella, dolce e morbidino.
Questi paninetti sono deliziosi, hanno la forma dei mini plumcake ma non hanno niente a che fare con loro.
Sono proprio panini speziati e morbidi, un po' gommosi da tagliare a fette e gustare tiepidi.
Buonissimi, li adoro!


125 g miele liquido 
125 g crema di marroni
1/2 bustina di lievito
150 ml acqua
1 cucchiaino di 4 spezie (se non le trovate, va bene solo la cannella)
1 cucchiaino di cannella
250 g farina
1 pizzico di sale

Riscaldare il forno a 240°.
In una ciotola versare l'acqua bollente, aggiungere il miele, la crema, le spezie e mescolare per far sciogliere il tutto. Mescoalre la farina conil lievito e il sale e formare una fontana. Aggiungere al centro la preparazione di marroni e battere con le fruste elettriche fino ad ottenere un impasto omogeneo. Versare nelle forme (le mie sono in silicone 7x4), infornare abbassare la temperatura a 180°. Cuocere per circa 25/30 min. Far raffreddare un po', sformare e servire.













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