mercoledì 26 febbraio 2014

Il Peposo


 Il peposo è uno dei secondi di carne più famosi  di Firenze, anzi per essere precisi, dell'Impruneta. I mattoni rossi con i quali è stato costruito il Duomo del Brunelleschi sono proprio di questo paese, famosissimo tutt'oggi per le sue fornaci, per questo viene chiamato anche "Peposo alla Fornacina".
Gli operai che lavoravano alla cupola del Duomo di Santa Maria del Fiore, cuocevano a ritmi sfiancanti, mattoni e tegole nei grandi forni.
Molti di loro provenivano dalla campagne e all'epoca, il tragitto lavoro-casa veniva fatto  a piedi. La sveglia era verso le 5, si consumava una colazione sostanziosa con zuppe di legumi, castagne o cereali e si partiva per l'opera del Duomo. L'altro pasto era consumato direttamente a Firenze, offerto dall'Opera stessa. 
Il modo di dire "a ufo" ovvero a sbafo, gratuitamente, sembra che venga proprio dall'acronimo di "Ad Usum Florentinae Operae" cioè il cibo che veniva dato gratis ai lavoratori del Duomo.
Il vino era vietato a lavoro: molti operai sono deceduti cadendo dai ponteggi per lo stato di ebrezza però veniva spesso utilizzato per cuocere a lungo le carni.
Ormai le spezie come il pepe, senape, zafferano e zenzero, da molto tempo erano di largo uso, venivano dai paesi arabi e mediorientali ed erano usate in quantità forse troppo abbondanti, spesso per coprire odori e sapori di carne non proprio fresche. 
E' così che nacque il peposo: il muscolo di vitello che veniva lasciato tutta la notte a cuocere nelle fornaci, con il vino, e il pepe. Non si usavano ancora le forchette quindi veniva mangiato con cucchiai di legno o con l'aiuto di pane, spesso secco. 
Oggi lo si fa nei tegami di coccio, dell'Impruneta ovvio!
Io faccio una base di battuto, non contemplato nella ricetta originale e uso il manzo, più facile qui da reperire. Il risultato deve essere una carne quasi sfatta, che cede ai rebbi della forchetta, molto speziata e profumata.


Per 4 persone

1 cipolla
1 carota
1 gambo di sedano
1 spicchio di aglio
olio
rosmarino
1 kg muscolo di vitellone (o manzo)
2 bicchieri circa di vino rosso di buona qualità
pepe nero in grani
sale
60 g doppio concentrato pomodoro
noce moscata

Fare un battuto con cipolla, sedano, carota e aglio e farlo rosolare nell'olio in un tegame di coccio capiente. Aggiungere il manzo a pezzetti e il rosmarino. Far colorire la carne e bagnare con circa 1 bicchiere abbondante di vino. Profumare con 1 cucchiaino di pepe nero e salare. Aggiungere la conserva sciolta in un po' d'acqua tiepida e lasciare sobbollire il tutto, a fuoco dolce, coperto per circa 3 ore.
La carne deve sempre risultare umida e mai secca quindi, in caso, aggiungere l'altro bicchiere di vino e qualche mestolo di brodo caldo. Il tempo di cottura varia a seconda del tipo di carne e della sua grandezza. Nel risultato finale si dovrà avere la carne morbidissima che cede ai rebbi della forchetta, e una salsa di vino addensata e scura.
A fine cottura unire se si vuole altro pepe nero e noce moscata.




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lunedì 24 febbraio 2014

Sablés al Roquefort e noci



Il roquefort (pron. rocfor) è un formaggio erborinato simile al gorgonzola piccante originario della Francia centrale. 
La leggenda narra che nacque per serendipità: un pastore che amava più correre alla cavallina che star dietro alle proprie pecore, dimenticò il caglio del latte di pecora nella grotta e qualche tempo dopo quando ci ritornò, si era trasformato in un formaggio con le famose muffe dai sentori forti e persistenti.
Come molti formaggi si sposa bene con le noci, se poi sono presentati come biscottini, possiamo permetterci di proporli come simpatici fingerfoods.


115 g burro morbido

200 g roquefort (o gorgonzola piccante)

170 g farina
1 uovo
100 g circa noci spezzettate
pepe

Battere il burro con il roquefort. Aggiungere la farina fino ad ottenere un impasto simile alla plastilina (avrà un colore verde salvia). Io non ho avuto bisogno di aggiungere acqua ma fosse necessario, ne basterà un cucchiaio.
Formare un cilindro, di circa 30 cm. Battere brevemente l'uovo con una forchetta e spennellare la superficie del cilindro. Passarlo sulle noci spezzettate, avendo cura di ricoprirlo tutto. Avvolgere di pellicola e lasciare in frigo un paio di ore o 10 minuti in freezer. Tagliare delle fette di circa 1 cm e disporle nella placca da forno, distanziate tra loro. Cuocere a 180° per circa 15/20 min. Devono risultare con delle dorature aranciate tipiche del formaggio cotto. Trasferire in un grata e lasciarle raffreddare: il centro morbido e si indurirà diventando croccante.


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venerdì 21 febbraio 2014

Pane ai semi oleosi e...l'ipocondriaco


Sono una di quelle persone che nega la malattia.
La mia parola d'ordine è non ho niente, anche se sono in catalessi con febbre a 40. Per cui vado in contrapposizione con quelle persone che prendono medicinali al primo dolore.
Soprattutto non posso avere accanto l'ipocondriaco che quanto tossisco mi guarda come se avessi già un piede nella fossa.
Son convinta che hanno negatività addosso e se la scrollano sul primo venuto.
Io assorbo anche l'umidità, figuriamoci la negatività di un malato immaginario.
Portano sfiga , punto.
Ecco che sono dal calzolaio per rifare il tacco ai miei vecchi stivali.
Mentre conversiamo sento qualcosa di liquido che mi scende dal naso, d'istinto mi porto le mani al volto.
Sangue.
Mi sporco le dita, le mani, oddio oddio, mi esce sangue dal naso, cerco con le mani sporche di prendere un fazzoletto dalla borsa, Intanto dentro la mia narice destra sembra ci sia una pompa a pressione. Il calzolaio, un po' allarmato e un po' imbarazzato, mi fa fare il giro del bancone e mi fa sedere inclinandomi la testa.
In quel mentre entra un cliente che vede la seguente scena.
Io, seduta con le mani e il viso completamente insanguinato, la testa riversa all'indietro e il calzolaio vicino con il punteruolo in mano.
Rimane un paio di secondi con i suoi mocassini nel sacchetto di plastica, e in quel paio di secondi fa mente locale e si rende conto che non è come sembra: il suo amico calzolaio, non è un assassino.
 -"Devo chiamare l'ambulanza?"
 -"Oooo, è olo angue al aso!!" mugolo io.
-"Come? Ha difficoltà a parlare?
-"o, o, iente iente, è olo angue...
Guarda il calzolaio con faccia interrogativa:
-"Sta male?"
-"No, è solo sangue dal naso"
-"Ehh ma bisognerebbe chiamare l'ambulanza, spesso alla base di queste emorragie ci sono problemi più seri."
Ma chi ce l'ha mandato questo?
Cerco di insistere nella mia nuova lingua:
-"On si eoccupi, è olo un apillae otto!"
-"Che dice?" fa il cliente rivolto al calzolaio divenuto interprete simultaneo.
-"Dice che è solo un capillare rotto."
-"Ehhh, anche la mia povera mamma diceva così..."
-"iea?" dico io.
-"Diceva?" ripete il calzolaio.
-"Eh sì...purtoppo..pace all'an..."
-" OOOOO, HO ETTO E E' OLO ANGUE AL ASO, AZZO!

 Via, via , devo andare via, porco can, io devo impastare stasera, non posso aver negatività nel lievito!
Devo buttarmi del sale alle spalle, mettermi vino dietro le orecchie, accarezzare un gatto nero, mangiare aglio, ululare alla luna. Torno a casa, sporca di sangue, nel pentolone metto orecchie di gallo (sìsì, ce l'ha), coda di rospo, ali di pipistrello e incrocio le dita per scacciare il negativo.
Poi impasto.
Pfiuu, tutto bene.

Secondo me hanno contribuito le orecchie di gallo.



Di Emmanuel Hadjiandreou

300 ml acqua fredda
20 g di semi di lino
20 g semi di grano saraceno
20 g semi di girasole
20 g semi di sesamo
300 g farina di spelta e 200 g farina integrale
 (oppure 500 g di farina integrale)
10 g sale
8 g lievito fresco
80 ml acqua tiepido

Mescolare l'acqua con i semi in una ciotola, coprire e mettere in frigo tutta la notte. L'indomani portare a temperatura ambiente l'acqua con i semi, sciogliere il lievito nell'acqua tiepida e mescolare le 2 farine. Unire il lievito alla farina e poi versarla nella ciotola con l'acqua e i semi. Lavorare molto bene con le mani, fino ad ottenere un impasto omogeneo e un po' appiccicoso. Se durante l'impasto, vedete che è troppo sodo, vuol dire che la vostra farina ha assorbito molta acqua. Aggiungetene ancora un paio di cucchiai per avere un impasto più morbido e colloso. Coprire a campana con una ciotola più piccola e lasciar riposare per 10 min. Lasciando l'impasto nella ciotola, prendere una parte e portarla verso il centro, girando la ciotola, proseguire facendo tutto il giro e lasciar riposare coperta per altri 10 minuti. Ripetere questo petrissage per altre 3 volte (4 in tutto) e alla fine del quarto (l'impasto sarà diventato più sodo e liscio), far lievitare per 1 ora, coperto con la ciotola più piccola.



Sgonfiare l'impasto, lavorandolo brevemente, con le dita stenderlo in un rettangolo, avvolgerlo su se stesso per formare un filoncino lungo il doppio dello stampo. Piegarlo in due,intrecciarlo e metterlo nella forma precedentemente oliata con uno scottex. Cospargere di farina, coprire e far lievitare fino al raddoppio (circa 1 ora). Riscaldare il forno a 240°, mettendo un pentolino di metallo all'interno. Appena ha raggiunto a temperatura, versare dell'acqua nel pentolino per creare vapore, infornare il pane e abbassare a 200°. Far cuocere per circa 30 minuti. Per controllare la cottura, battere un cucchiaino alla base del pane, se il suono sarà come se fosse vuoto dentro, il pane è cotto. Se risulta un suono come se fosse pieno, prolungare la cottura.
Far raffreddare su gratella.


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mercoledì 19 febbraio 2014

Pain du soir (pane semplice)


Pain de soir. 
Si chiama così, qui, il pane semplice, messo in cassetta che però non è pane in cassetta ma è pane semplice messo in cassetta.
Ricomincio.
Pain de soir, significa pane della sera (era difficile questa eh?!) ed un pane che si può trovare dalle 18, 30 in poi come ultima spiaggia, calcolando che i negozi chiudono alle 18. 
In punto. 
Chi c'è, c'è.
Il pain de soir, quando lo vai a prendere è ancora caldo. Mentre torni verso casa, sprigiona tutti i suoi profumi da bravo pane e anche se l'idea era quella di consumarlo per il pranzo del giorno dopo, appena oltrepassi la soglia della cucina, con ancora il cappotto addosso, tagli una fetta e la ingurgiti come fosse aria. Con l'aiuto del mio amato Emmanuel, l'ho riprodotto a casa e giurin giurello, se seguite il procedimento come fosse una preghiera buddista, vi verrà fuori un pane da sballo.
Come al solito, io tendo a fare lievitati ad alta idratazione perché li preferisco e per dare il giusto sostegno, ho seguito per filo e per segno i consigli del mio guru, che fa le pieghe come se lavorasse una baguette. La crosta verrà un po' croccante e i lati e la mollica molto morbidi. I tagli nel pain de soir originale vengono fatti di sbiego; io forse, tecnicamente, ho sbagliato facendolo centrale ma l'ho provato 6 volte prima di postarlo e in questo caso, il verso del taglio non ha mai pregiudicato la riuscita. L' importante è che ci sia, come "valvola di sfogo" per far sviluppare il pane durante la cottura e per ottenere un'alveolatura più aperta. Senza, potrebbero crearsi da soli "do cojo, cojo". 
Risultato: il profumo ti fa socchiudere gli occhi, il sapore è sposabile con tutto, è morbido come un pane a cassetta ma è un pane semplice fatto a cassetta con il sapore del pane semplice senza cassetta...


300 g farina tipo1 (va bene anche la 0)
6 g sale
3 g lieviro di birra fresco
200 ml acqua tiepida

In una ciotola piccola mettere la farina. In una ciotola più grande sciogliere il lievito nell'acqua tiepida. Incorporare la farina nell'acqua con il lievito e mescolare con un cucchiaio di legno. Unire il sale e continuare a mescolare  fino a che la farina sia bene inglobata. L'impasto sarà appiccicoso(1). Coprire a campana con la ciotola piccola e lasciare riposare a temperatura ambiente per 10 minuti. Lasciando l'impasto nella ciotola, prendere una parte dall'esterno e portarla verso il centro. (2 e 3). Continuare, girando la ciotola per circa 10 secondi. Coprire e lasciare riposare coperta per altri 10 minuti.
Ripetere l'operazione: a questo punto l'impasto inizia a fare più resistenza e ad essere più liscio. Far riposare 10 minuti coperta e ripetere l'operazione. Far riposare ancora e ripetere il petrissage per la terza volta. Far riposare 10 minuti e ripetere per la quarta e ultima volta. Coprire e far lievitare per 1 ora.
Infarinare il piano di lavoro, sgonfiare l'impasto dai gas e appiattirla a rettangolo (4).


Portare la parte superiore verso il basso per 3/4 (5) e poi quella inferiore a coprirla a portafoglio (6). Girare di 90 gradi (7), appiattire (8)

 e arrotolare premendo per "incollarla"(9), girare il panetto di 180° (cioè la parte destra andrà al posto della sinistra) e ripetere l'ultima operazione (10). Con uno scottex, oliare una forma a cassetta (plumcake) da 500g (25cm lunghezza) e metterci l'impasto (11). Far lievitare coperto con la ciotola per un'altra ora (12). Incidere con la lama di un rasoio o un cutter , riscaldare il forno a 240° con un pentolino di alluminio dentro. Raggiunta la temperatura, versare dell'acqua nel pentolino per creare il vapore, infornare il pane e abbassare la temperatura a 200°.
Cuocere per 35/40 minuti o fino a che sarà bello dorato e battendo la base del pane con il dorso di un cucchiaino si udirà un suono come se dentro fosse vuoto. Se il suono fosse più "pieno", rimettere in forno. far raffreddare completamente su una griglia.

















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lunedì 17 febbraio 2014

Sacristains al pistacchio




Il sacristain è una prepazione di pasticceria fatta di sfoglia attorcigliata con noci e zucchero. Ci sono poi le versioni salate con nocciole, formaggi o spezie. Diciamo che corrispondono ai rustici italiani.
Non so perché ma ogni volta che li preparo mi vien da farmi il segno della croce. Sarà il nome, sarà che vengono chiamati anche religieusejésuite, insomma qualcosa di mistico ce l'hanno. 
Peccato che la spiritualità se ne va al momento dell'assaggio. Come per i rustici, dove gli inviatati ci si avventano senza tanti complimenti, anche i cugini francesi fanno il fumo.
O la fumata bianca.
Vi propongo una versione salata fatta con pesto di pistacchi, i miei preferiti.
Il post è finito, andate in pace.


circa 100 g pistacchi

1 mazzetto di basilico

50 g parmigiano

1 spicchio aglio
pepe
olio

1 rettangolo di pasta sfoglia
pistacchi a granella

Preparare il pesto, frullando i pistacchi con l'aglio, il basilico, il parmigiano grattugiato, il pepe e aggiungere l'olio a filo fino ad ottenere un composto cremoso come il pesto classico. Aggiustare di sale.
Su un foglio di carta forno cospargere i pistacchi a granella. Stenderci sopra la sfoglia e premere con le mani per farli aderire. In una metà spalmare il pesto, chiudere con l'altra metà e tagliare a strisce di circa 3 cm di larghezza. Creare una piccola torsione e adagiarli distanziati su carta forno. Infornare a 180° fino a che non siano dorati.



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martedì 11 febbraio 2014

Sfoglia agli spinaci



Quante volte avete fatto questa torta salata nella vostra vita? 
Milioni? 
Anche io: è stato per molto tempo il mio pranzo da ragazza single e da poco indipendente con un fornetto De Longhi grande quanto una scatola di cioccolatini.
Zero voglia di cucinare per mangiare da sola, zero voglia di aspettare una cottura, zero voglia di lavare gli utensili utilizzati. Eppure questa sfoglia, ogni volta con verdure diverse, era una di quelle poche cose che facevo volentieri. Non poteva mancare nel mio blog, era l'ora di farla entrare tra i miei classici della cucina veloce.

Io la faccio così:

1 rotolo di sfoglia tonda
250 g spinaci cotti e tritati
150 g ricotta
1 scalogno
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
1 uovo
noce moscata
sale pepe

Far imbiondire uno scalogno tritato in un po' d'olio. Aggiungere gli spinaci e far insaporire. Versare in una ciotola, salare, pepare e aggiungere la noce moscata. Far raffreddare. Unire la ricotta, l'uovo, il parmigiano e mescolare molto bene.
Adagiare la sfoglia con la carta da forno nella teglia a cerniera. Bucherellarla un po' e versarci gli spinaci. Richiudere verso l'interno i lembi e cuocere in forno a 180/200° per 20/30 minuti o fino  a doratura della sfoglia.
Far raffreddare completamente. Sformare e scaldarla al momento di servirla; in questo modo si taglierà più facilmente.




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domenica 9 febbraio 2014

Sablés paprika e semi di zucca


Quando faccio i sablés salati, molte mi chiedono come vanno serviti. 
Vanno serviti come fingerfoods.
In effetti in Italia non è comune presentare dei biscotti salati al posto delle patatine fritte e noccioline. 
In Francia lo sono di più per via del procedimento formato da "burro e...", difatti basta fare un impasto sablée di burro e unirci quello che si ha in frigo. 
Sì, lo so, anche io preferisco una bruschetta al pomodoro però per qualche occasione o qualche festa, il sablé potrebbe essere una simpatica alternativa.



Di Orathay

105 g farina
50 g burro a temperatura ambiente
1 cucchiaino sale 
1 cucchiaino paprika
30/40 g semi di zucca
4 cucchiai di acqua freddissima 

Mescolare la farina, il sale e la paprika. Aggiungere il burro e lavorare con le mani per ottenere un impasto sbriciolato. Incorporare i semi di zucca e l'acqua ghiacciata. La cosa migliore è lavorare con la planetaria o il robot in modo da non scaldare l'impasto con le mani.
 Formare un cilindro o , come nel mio caso  un parallelepipedo, avvolgerlo in pellicola trasparente e lasciare riposare in frigo per 1 ora.
Riscaldare il forno a 210°.
Tagliare a fette di circa 5mm, disporre su placca coperta di carta da forno e infornare per 15 min.
Lasciare raffreddare completamente.


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giovedì 6 febbraio 2014

Torta alle carote, variante 2 (senza burro)



Niente, son bassa dai, diciamocelo.
Inutile fingere, non ho nemmeno la mentalità da persona alta.
Son bassa dentro e fuori, che non è detto sia un difetto. 
E' una peculiarità.
E' da quando avevo 12 anni che vedo il mondo sempre dalla stessa altezza. Vedere il tavolo che mi arriva prima alla testa e poi alla pancia, io questa soddisfazione non ce l'ho avuta. Poi oltre al danno la beffa: la mia migliore amica a scuola era 1, 83.

Una persona bassa, anzi scusate, diversamente alta, deve lottare contro le barriere casalinghe. Da seduta, dondolerà sempre i piedi nel vuoto, in cucina avrà bisogno del panchetto per arrivare alle mensole più alte. Al supermercato dovrà chiedere aiuto per i prodotti sistemati in alto. In treno non potrà mettere i bagagli nella cappelliera e ai concerti allo stadio sarà destinata a sentire ma non a vedere. L'imbarazzo è quando si chinano per baciarti sulle guance, o quando non arrivi al cappio dell'autobus per reggerti. L'unica soluzione è passare la vita a sedere.
La sedia è una livella.

E poi lo scherno: quando ti dicono "nella botte piccola, ci sta il vino buono".
Sè, va bhé, vaglielo a dire alla Tavarnello.
Quando mi sono accorta che il mondo si alzava e io rimanevo a livello puffo, ho iniziato ad usare i tacchi.
Con l'avvento del bloggerismo (ehh???) si fanno amicizie virtuali e l'augurio è quello che l'incontro diventi reale.
Così è successo: ho incontrato Tatiana a Milano, una delle bloggers più alte. 
Te pareva.
Stazione di Milano: quando l'ho vista da lontano, nemmeno il senso prospettico mi ha illuso che potessi essere alta quando lei. Svettava anche da 6 metri di distanza. E quando le sono arrivata a cospetto, con tutti i miei 8 cm di tacco,  le arrivavo solo alle tette. Le ho subito offerto di sederci al bar.
Solo che non tutte le volte si ha l'occasione di incontrare le persone e restare seduti.

Con Paola ho giocato sporco: era una sorpresa, non era preparata. Io avevo il tacco quello per le grandi occasioni, lei gli stivaletti raso terra. E sono riuscita quasi a vederla negli occhi.
Vorrei anche conoscere Ida. Non so quanto sia alta perché è discretissima, non parla mai di sé. E' così riservata che quelli della CIA, in confronto sono dei pettegoli.
Prima dovrei scoprire quanto è alta per programmare il livello di tacco da utilizzare.
Dopo arriverà anche il momento di conoscere Claudia che è alta solo 2 metri e 44.
Ma con lei ho già deciso dove incontrarla: un posto dove non ci sono scuse per alzarsi.
L'incontro lo organizzerò in canoa.
E' per questo che oggi vi propongo la mia seconda torta di carote.
L'olio al posto del burro e l'aggiunta di nocciole, mandorle e succo d'arancia, la rendono piacevole per una colazione o una merenda un po' rustica.
La cosa che amo di più in questa torta?
L'altezza.

ricetta dello chef pâtissier Florent Margaillan

teglia con cerniera, 18 cm diametro

150 g carote grattugiate
150 g zucchero di canna
3 uova
250 g farina
1 cucchiaino lievito per dolci
80 ml succo d'arancia (circa 1 arancia)
80 ml olio di semi
1 pizzico di cannella
80 g mandorle
80 g nocciole

Riscaldare il forno a 150°.
In una ciotola capiente battere le uova con lo zucchero, unire la farina, il lievito, il succo d'arancia, l'olio e la cannella.
Pestare le mandorle e le nocciole grossolanamente (io ho usato un batticarne) e unirle al composto precedente, aggiungendo anche le carote grattugiate.
Mescolare molto bene.
Imburrare e infarinare la teglia, versare l'impasto e cuocere per circa 40 minuti. Controllare la cottura con lo stecchino, far raffreddare completamente e sformare.

















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martedì 4 febbraio 2014

Cookies ciocco&noci


  Che cruccio questi cookies.  
La loro storia l'ho già spiegata qui
Oggi vi esporrò invece il mio pensiero sui cookies. 
Il Moni-pensiero. 
Ho mangiato i miei primi cookies che ero una bimba. Mia zia comprava la scatola della quale ricordo ancora i colori e mi offriva questi biscottoni che la metà bastava. Ricordo mia mamma rassegnata perché dopo un biscotto del genere io potevo arrivare al giorno dopo senza toccare cena. Ma ricordo bene anche come erano fatti: grandi, spessi e molto, molto croccanti e fragranti. 
Da grande, ho provato molte ricette e tutte avevano in comune il fatto che dopo aver formato la pallina con l'impasto, in forno diventavano frittelle. Erano croccanti, ma non quel croccante che intendevo io e nessuna ricetta mi ha mai soddisfatto. 
Ora. 
Girando sul web si trovano tante ricette di cookies originali americani ma molti sono affrittellati e altri non hanno la croccantezza che cercavo.
Mi sono rassegnata pensando che fosse solo la magia del biscotto industriale e che riprodurli in casa tali e quali fosse stato impossibile.
Fino a che non ho provato la ricetta di in un libro molto bello "Les basique chocolat" e i biscotti sono proprio quelli che cercavo.
Vi invito spassionatamente a provarli, sono sicura che non ve ne pentirete.






200g zucchero di canna
100 g burro morbido
170 g cioccolato fondente al 64% o comunque fondente di ottima qualità
220 g farina
1 uovo
100 g noci (facoltative)
1 cucchiano estratto di vaniglia
1/2 cucchiaino cannella
1/2 cucchiaino lievito per dolci
1 pizzico di sale





Tagliare il cioccolato a pezzetti con il coltello. Lavorare il burro a pomata e aggiungere lo zucchero, il sale poi l'uovo e la vaniglia. Mescolare bene fino ad avere un composto omogeneo. Aggiungere la farina setacciata con il lievito. Unire il cioccolato e le noci spezzettate. Lavorare con le mani per omogeneizzare il composto. Mettere in frigo per 1 ora. Formare delle palline di 30 g l'una, disporle distanziate in una placca con carta da forno e schiacciarle bene, proprio come a formare il biscotto. Non cambieranno di forma, si ingrandiranno giusto un po', quindi dategli da subito la forma di biscotto. Riscaldare il forno a 170° e infornare per 10 min. Devono risultare ancora un po' morbidi: si induriranno raffreddandosi.
Potete anche con il composto, formare un  salsicciotto, metterlo in frigo per un'ora e tagliarlo a fette. Sistemate le fette sulla carta forno e schiacciate i bordi per fare la forma di biscotto.


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domenica 2 febbraio 2014

Sablés al pecorino e semi di finocchio


 Per 20 biscottini di circa 4 cm di diametro


1 cucchiaino colmo di semi di finocchio
90 g farina
60 g pecorino stagionato
50 g burro morbido
1 tuorlo
pepe

Schiacciate con il mortaio, i semi di finocchio. Mescolate la farina con i semi e il pecorino grattugiato. Pepate, unite il burro e il tuorlo. Lavorate rapidamente fino ad ottenere un composto omogeneo. Formate una palla, avvolgetela con pellicola e lasciate in frigo 1 ora e mezza. Stendete l'impasto a circa 2/3 mm e disponete i biscottini su una placca coperta di carta da forno. Cuocete a 170° per circa 10 min o fino a doratura. Lasciate raffreddare.

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sabato 1 febbraio 2014

Gateau Carmen


Questo gateau lo assaggiai ad una festa e pretesi e ottenni la ricetta senza troppe minacce. La ricetta originale appartiene a Betty Bossi, una sorta di Parodi svizzera, senza volto né voce. In effetti è un personaggio fittizio inventato da una redattrice pubblicitaria negli anni '50. Purtroppo anche le foto del suo libro sono rimaste all'epoca in cui andava il maialino con il limone in bocca e i cesti stracolmi di frutta come centro tavola.Alcune ricette si salvano dalla patina del dopoguerra e questa torta alle mandorle ne è un esempio. E' formata da un "biscuit" simile ad un pan di spagna e uno strato croccante di mandorle caramellate. Il perché si chiama "Carmen" , non ci è dato a sapere. Purtroppo anche l'alter ego di Betty è passato a miglior vita e l'origine di questo nome non si saprà mai.Facciamo così: Emmi Creola-Maag, inventrice della famosa Betty Bossi, una sera si trovò a dover preparare un catering per gli attori dell'opera che mettevano in scena: La Carmen. All'ultimo momento, l'organizzatore chiese a Emmi di portare anche qualcosa di dolce. La donna non si fece prendere dal panico, prese una base di biscuit che già aveva preparato, caramellò con zucchero e panna le mandorle e le spalmò sopra creando così un nuovo dolce: il gateau Carmen. Che ne dite? Può reggere come leggenda?

2 uova
120 g zucchero
100 g burro
1 bustina vanillina


150 g farina

1 cucchiaino lievito

Copertura

150 g mandorle a scaglie
100 g burro
150 g zucchero


2 cucchiai latte




Lavorare lo zucchero con le uova fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere il burro morbido a pezzetti e infine la farina mescolata con il lievito e la vanillina.Versare l'impasto in una teglia di 23cm (a cerniera) imburrata e infarinata. Livellare bene (l'impasto è abbastanza sodo) e infornare per 20 min a 180°.
Sfornare e preparare la copertura.
Far sciogliere a fuoco dolce il burro con lo zucchero, unire le mandorle, il latte e mescolare molto bene.Versare sul biscotto appena sfornato e livellare bene con il dorso di un cucchiaio di metallo bagnato con dell'acqua. Infornare nuovamente a 180° per 20/25 minuti o fino a che le mandorle non si siano caramellate e dorate.
Farlo raffreddare completamente prima di toglierlo dalla teglia.

Con questa ricetta partecipo al contest di Aria





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