sabato 21 dicembre 2013

Cubetti di crema di marroni





Conto alla rovescia per riempire gli stomaci di torroni e panettoni, per cucinare l'inverosimile, per calarsi l'inferno allegramente. Conto alla rovescia per le bimbe che riceveranno baci umidi da vecchie zie, cognate che riceveranno creme profumate e saponette dalle nuore dei fratelli, nonne che riceveranno l'ennesimo foulard, bimbi che scarteranno i regali sperando di trovarci un elicottero telecomandato invece di un libro. Conto alla rovescia per il traffico dell'ultimo giorno dove 20 milioni di persone di riverseranno per fare regali ad altre 20 mila persone. 
Carte rosse e argentate, alberi enormi, babbi natale in ogni dove. Produzione di biscotti a forma di renna, film buonisti alla TV, i presepi, le strenne, il cinema di pomeriggio che entri pimpante con la luce  e esci col buio completamente rincoglionito. 
Le catene di sant'Antonio degli SMS, i cori di Natale, il pigiama con gli orsacchiotti, le arance con i chiodi di garofano, i tortellini in brodo del giorno dopo, gli avanzi del giorno dopo, la gastrite del giorno dopo. Conto alla rovescia per quelli che "cosa fai a Capodanno-speriamo che il prossimo sia un buon anno-ti auguro un anno nuovo pieno di amore e serenità-se non ci vediamo, auguri alla famiglia e un bacio al piccolino". 
Conto alla rovescia per cotechino-lenticchie-mandarini-noccioline-tombola.
Non ce la posso fare.

Auguri a tutti i miei lettori fedelissimi, auguri a quelli che mi seguono qualche volta e a quelli che non sanno che esisto. 
Auguri a tutti!!

Io però esco un attimo a comprare le sigarette, non aspettatemi per cena.





100 g biscotti petit beurre
150 g cioccolato al  latte
2 cucchiai cioccolato in polvere tipo nesquik o cacao amaro

100 g burro
250 g crema di marroni 



LA SERA PRIMA
Tritare i biscotti abbastanza fini. Fondere il cioccolato a bagnomaria e incorporare il burro a pezzetti. Mescolare bene per ottenere un composto liscio. Fuori dal fuoco unire il cioccolato in polvere e mescolare. Unire la crema di marroni e i biscotti. Versare in una teglia tipo plumcake (20x15) rivestita di pellicola e livellare bene.

Lasciare in frigo per 12 ore.
Sformare, togliere la pellicola e tagliare a cubetti (2x2)

Decorare con una spolverata di cacao amaro.



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giovedì 19 dicembre 2013

Pain d'èpice classico e...il Natale


 Ogni anno mi dimentico del Natale. E' che vivo nel mondo dei sogni e non riesco a captare i segnali dall'esterno. Ma non sono cattiva (è che mi disegnano così).
So tutte le date dei compleanni a memoria ma non sapendo in che giorno vivo, dimentico di fare gli auguri. Se andiamo nel dettaglio, ho difficoltà anche con le ore. Vivo senza orologio: se non devo lavorare o non ho appuntamenti, la mia giornata si divide in due ore: l'ora dove fa luce e quella dove fa buio.
Non potete capire quando mi cambiano l'ora solare e legale. 
Sto in jet lag per diversi giorni.
Una data bastardissima è il Ferragosto, perché è isolata da tutto, non c'è niente che ti fa presupporre che tra poco sarà il 15 Agosto. Arriva all'improvviso proprio il giorno in cui hai deciso di chiamare l'idraulico per quel problemino in bagno.
Poi c'è il Natale. A novembre, alle prime avvisaglie di alberelli e stelline, penso "tanto ho tempo". Poi mi ritrovo il 23 Dicembre che mi sento dire "allora domani che fai?" 
E cado dal pero. 
Oppure decido che il 25 mattina vado a fare un po' di spesa e mi stupisco dei negozi chiusi: 
-"Ma se è martedi! C'è sciopero? Bho."
Anche se il Natale, con tutte le lucine, le palline luccicanti, l'aria di festa mi piace, dall'altra non riesco ad entrare nel suo significato profondo. Ancora non ho capito perché ci si deve fare regali, o perché il giorno dopo ci son sempre i tortellini in brodo. Sgrunt.
Naturalmente dimentico anche la Pasqua, ma là sono giustificata: ogni anno mi cambiate la data! Come fa una povera svampita come me a star dietro a queste cose? 
Le amiche mi dicono:
-"Ma non fai ricette per questo Natale?"
-"Ma perché, si festeggia anche quest'anno?" 
-"Ma certo, cosa pensavi?"
-"Che ne so, magari si faceva ogni 4 anni. Come le olimpiadi."
E' un modo fine e subliminale per dire che ho dimenticato di fare regali.

Quest'anno mi è andata di lusso: mi sono ricordata di fotografare il pain d'èpice (qui è un must) e quindi proporlo come se mi fossi ricordata che è quasi Natale. Che furbacchiona eh.
Ve lo consiglio con il cuore, è un pane al miele e spezie che adoro: ha dei profumi intensi di inverno, di famiglia e di cuore caldo. Io lo accompagno con la panna montata. Provatelo: è perfetto per il vostro Carnevale.
Natale, Natale.
Scherzavo.




Un grand merci à Lydian pour sa recette


250 g farina
200 g miele
50 g farina di mandorle
50 g vergeoise brune
100 ml latte
1 uovo
50 g burro
1 bustina lievito per dolci
1 pizzico di bicarbonato
1 cucchiaino di spezie per pain d'epice
1 pizzico di sale
marmellata di albicocche

Decorazione (facoltativa)
panna da montare 
cannella



Portare il forno a 170°.  Unire la farina con lo zucchero vergeoise, il bicarbonato, il sale, il lievito, la farina di mandorle e le spezie e fare un buco al centro. In un pentolino, riscaldare il latte con il miele e il burro. Appena tocca l'ebollizione, rimuoverlo dal fuoco e versarlo al centro degli ingredienti secchi, mescolando delicatamente fino a che tutto sia ben amalgamato e un po' raffreddato. Battere l'uovo e unirlo a poco a poco. Versare la preparazione in una forma da plumcake di 20 cm e infornare per circa 40/50 min. Sarà sempre lo stecchino a far fede. Appena uscito dal forno, spennellare di marmellata e lasciarlo raffreddare completamente. Di solito si mangia il giorno dopo, quindi io l'ho fatto la sera e l'indomani l'ho decorato con la panna montata e spolverizzato di cannella.
! Per il mix di spezie di pain d'épice guardare QUI.

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martedì 17 dicembre 2013

Bretzels



Laugenbrezelpretzelpretzlbrezebrezncovrig, sembrano tutti nomi di ansiolitici e invece a me l'ansia me l'hanno fatta venire. I bretzels, e io li chiamerò così perché in Svizzera francese hanno questo nome, sono degli intrecci di pane dal colore e sapore caratteristico. Morbidi quasi gommosi dentro e profumati fuori si mangiano a tutte le ore del giorno, per pasteggiare, come aperitivo, come fine pasto. Insomma essendo della categoria del pane, ogni momento è quello giusto. 
Appunto. 
Io mi sono disintossicata qualche anno fa, perché prima di allora facevano parte della mia quotidianità: se non li compravo li facevo, anche se il risultato visuale non era lo stesso. Non tutti sanno che il bretzel viene sbollentato in soda caustica e poi cotto al forno. La soda caustica non è esattamente un prodotto da pasticceria e se non lo trovate nel reparto tra il lievito e lo zucchero semolato è solo perché siete nel posto sbagliato. 
Si compra in farmacia. 
Se ve lo danno. 
Io ora  ho il mio spacciatore che conosce le mie esigenze e mi fornisce robbabbona. Questa è stata la mia prima volta con la soda. Prima di allora ho sempre usato il bicarbonato, assolutamente reperibile, facile da usare, te lo puoi mettere anche come fard e stai tranquilla. Con la soda, invece ti trasformi nel piccolo (grande) chimico. Mi sono preparata psicologicamente per utilizzarla e finalmente ho avuto il risultato sperato. Eviterò di parlare dell'origine dei bretzel visto che ne è pieno il web. Vi parlerò della soda: usata al 3%, come nella ricetta, non è pericolosa ma il rischio è in agguato, specie quando un prodotto chimico è nella stessa stanza dove si mangia. Ha la stessa pericolosità dell'ammoniaca o di un acido, quindi va maneggiato con cautela.
E' chiaro che non va unita ad acqua calda, spalmata sulla pelle o bevuta, ma un accorgimento va anche per tessuti e soprattutto occhi.
Io l'ho provata in pasticche ma esiste in scaglie e in polvere. Magari, fate presente che vi serve per la cucina e non per sturare un lavandino. Essere più loquaci, a volte può salvare la vita!

La preparazione è facilissima, è la stessa dei dèlice (i panini con impasto bretzel) che trovate QUI.






Per 4 bretzels piccoli o 2 grandi
(ricetta base di Hinda)


250 g farina (o metà manitoba tagliata con metà 00)
4 g sale
1/2 cucchiaino di zucchero
75 ml acqua
75 ml latte
5 g lievito fresco (o 1 g di lievito secco)
15 g burro

Per la cottura con bicarbonato 
1/2 litro acqua
2 cucchiaini sale
50 g bicarbonato




Per la cottura con NaCH (si usa SEMPRE il 3%, mai di più)
1000 ml acqua 
30 g




Sciogliere il lievito in poco latte tiepido. Creare una fontana con la farina e lo zucchero, aggiungere il lievito e iniziare a impastare unendo il resto del latte e l'acqua. Quasi a fine impasto, aggiungere il sale e poi burro a pezzetti in due riprese, solo quando la prima parte è stata assorbita. Se impastate a mano, si otterrà un composto appiccicoso. Non unire farina, continuare per 10 minuti e tornerà ad essere liscio e omogeneo.
Formare una palla, infarinarla e metterla a lievitare in una ciotola leggermente unta, coperta di pellicola e di una coperta, in un luogo tiepido per 1 ora e mezza.
Sgonfiarla e  schiacciarla con le dita per formare un rettangolo. Tagliare in 2 o 4 strisce e rullarle per formare i bretzels. Al centro devono essere bombati e i due lati devono essere di uguale misura. Il totale è poco più di 80 cm). In questo video dal minuto 01:00  potete vedere come formarli. 
Farli lievitare ancora una mezz'ora.

*(bicarbonato) Far bollire l'acqua con il sale e il bicarbonato. Appena bolle, tuffare i bretzel con l'aiuto di una paletta, uno alla volta.
Contare fino a 30, sgocciolarli e sistemarli sopra la teglia coperta da carta forno (attenzione che tendono a scivolare). Vi consiglio per le prime volte di fare la versione di 4 pezzi perché sono più piccoli e saranno più facili da tirar fuori con la paletta. 

*( NaCH) Far sciogliere le pasticche di soda caustica nell'acqua fredda in una bacinella di vetro. Usate i guanti per  immergere i bretzel per qualche secondo (oppure se sono piccoli potete usare una paletta di ferro), sgocciolarli molto bene  e adagiarli sulla teglia coperta da carta forno. Se non li sgocciolate bene, la soda brucia in cottura e si attacca al bretzel.
 

Incidere a 45° con un coltellino molto affilato, la parte più grossa. I tagli devono essere abbastanza profondi per evitare le crepe, non abbiate paura e soprattutto nessuna esitazione (nella seconda foto, ho nascosto sapientemente con il nastro, un taglio indeciso). Il signore del video non ha fatto i tagli e siccome l'impasto ha bisogno di sfogare, gli si sono creati dei tagli ad cazzum (e a me no, gne gne gne). Cospargere di sale grosso e infornare a 200° per 20 minuti o fino a che non avranno il colore bruno tradizionale.

L'impasto è facilissimo e anche il bagno in bicarbonato però dovete aspettarvi anche qualche sgorbio che io (sempre sapientemente) non ho fotografato. Visualmente, l'importante è di ottenere una crosta liscia, senza sbollature o crepette.
Volevo ringraziare come sempre i Fables per i ritocchi ultimi, piccoli dettagli che hanno fatto la differenza.




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giovedì 12 dicembre 2013

Linzertorte e...chiodi di garofano



Questa è la famosa Linzertorte, tarte de Linz, crostata di Linz. Un' antica preparazione austriaca fatta con una frolla di mandorle o nocciole e una confettura di frutti di bosco come ribes, lamponi o Lekvár (confettura di frutta matura, tradizionale del nord Europa). Quello che invece un austriaco mi ha assicurato è la presenza di due chiodi di garofano nella frolla, obbligatori, affinché sia come l'originale. 
Due solamente? 
Sì, discreti ma presenti. 
Umili ma necessari.
Mi permetto di scendere nel mio privato solo per qualche riga. 
Quando mangio la crostata mi viene sempre in mente una persona, che in realtà sarebbero due ma per come li vedo io, fanno un'unità. Li ho sempre considerati come miei secondi genitori. Lei mi preparava la merenda come ad una figlia (di solito era crostata, appunto) e se doveva, mi sgridava come si fa con una figlia. Una donna forte, genuina senza tanti fronzoli inutili. A me che non piaceva mai nulla mi diceva sempre con l'accento elbano "via giù, un fare la fi'osa!" (dai, non fare la schizzinosa!).
Lui è stato il primo cuoco che ho conosciuto in vita mia (è sua la ricetta della crostata, appunto). Mi correggeva la matematica e mi insegnava ad andare in bicicletta e a rialzarmi subito se cadevo dai pattini.
Lei parlava schietta come Margherita Hack, lui sapeva tutto di storia-scienze-geografia come Piero Angela. Insieme sembravano Sandra e Raimondo. Due personaggi in cerca d'autore. 
Nella mia infanzia e adolescenza hanno rappresentato davvero tanto, sia per me che per la mia famiglia.
Discreti ma presenti. 
Umili ma necessari. 
Loro sono i miei due chiodi di garofano. Me li sono ritrovati nella mia vita, e l'hanno profumata di cose belle. E questa crostata che viene da lontano la dedico a loro che (tra tutto) hanno anche messo al mondo quella che è la mia migliore amica da 40 anni.

Buon Natale Soni. 






Teglia 28 cm con fondo amovibile

250 g farina
250 g zucchero
250 g farina di mandorle
1/2 cucchiaino di cannella 
2 chiodi di garofano pestati
250 g burro freddo a pezzetti
1 uovo
ostie
circa 200 g confettura di lamponi
1 uovo per spennellare




Unire gli ingredienti secchi (farina, zucchero, farina di mandorle, cannella e chiodi di garofano ridotti in polvere). Aggiungere il burro e lavorare (io ho fatto tutto con la planetaria). Aggiungere l'uovo, impastare con cura e formare un impasto omogeneo. Avvolgere di pellicola e tenere in frigo per 1 ora. Imburrare bene la teglia. Stendere 3/4 della pasta  a circa 5 mm di spessore. Rivestire la teglia con la frolla, togliere l'eccesso e formare un bordo di circa 2 cm di altezza. Bucherellare e tappezzare di ostia. Spalmare la confettura in uno strato non troppo spesso: io non ho usato più di 200 g. Con il resto della frolla formare delle strisce o come nel mio caso, delle stelline. Decorare la linzer e spennellare bordo e stelline (o strisce) con poco uovo battuto. Infornare a 170° per 45 min .


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martedì 10 dicembre 2013

Cake al Gran Cereale


Questo cake in realtà si chiamerebbe tranche dell'etudiant (fetta dello studente) e fa parte delle merende invernali francesi, l'unica con soli 50 g di burro! E' un tipo di dolce speziato e dalla texture grossolana che fa molto vintage. Non è soffice come il plumcake inglese, rimane piuttosto rigido e asciutto. Purtroppo non riesco a paragonarlo a nessun dolce italiano, posso solo consigliarvi di provarlo se amate i sapori del Nord Europa. Quello che vi propongo oggi è una variante con un biscotto molto conosciuto in Italia che gli conferisce un aspetto e un gusto un po' rustico da tempi passati. 

Per la copertura di  fondente io ho sciolto il cioccolato con poco burro perché mi piace una copertura che fa croc. In tutta onestà, una ganache morbida o una copertura sottile starebbe maluccio ma... de gustibus...



Forma 25cm

250 g Gran Cereali Classico
1/2  cucchiaino di miscele di spezie per pain d'épice*
1 pizzico di sale
125 g farina
2 cucchiaini lievito per dolci
4 cucchiai cacao in polvere
3 cucchiai zucchero
300 ml latte

 Per la copertura
200 g cioccolato fondente 64%
50 g burro


Con il robot, ridurre in briciole i biscotti. Unire insieme gli ingredienti secchi (biscotti, farina, sale, lievito, zucchero, cacao e spezie). Unire a filo il latte mescolando con le fruste elettriche fino ad ottenere un composto fluido. Versarlo su una forma da plumcake ricoperta di carta forno e infornare per 170° per circa 35 min. Per la cottura farà fede la prova stecchino. Lasciare raffreddare completamente su una grata. Sciogliere il cioccolato a pezzetti con il burro a bagnomaria. Colarlo sul cake e farlo raffreddare in frigo qualche ora in modo che si rassodi il cioccolato.

Le spezie per pain d'épice, qui, sono vendute in bustine, specialmente nel periodo invernale. Per questa preparazione sono INDISPENSABILI, se non le trovate già fatte potete farle con
1/2 cucchiaino di cannella 
1/2 cucchiaino anice stellato
1/2 cucchiaino chiodi di garofano
1/2 cucchiaino noce moscata. 


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domenica 8 dicembre 2013

Patate al forno con timo


Ecco un'altra delle mie ricette complicate e lunghissime. Non vi deluderò mai.

Potevo risparmiarvi queste patatine, poi ho pensato che avvicinandosi ai periodi festivi, potrebbero essere una bella idea con un bell'arrosto visto che hanno l'aria tanto carina, da esposizione. Provatele con un arrosto croccantino o con del pesce al cartoccio.
Ho preso ispirazione dalla cottura francese: ovvero inzuppate nel burro, cotte nel burro, spennellate con il burro. 
Siete ancora vivi? 
Dai che sotto le feste non guardate in faccia a nessuno. Lo so che ve magnate panettoni con dentro tacchini, con dentro capitoni con dentro torroncini. Poi venite da me e vi scandalizzate per due passatine leggere di burro.
E poi il timo è dietetico.
Quasi quasi ,visto che siete con il pennello in mano, una passata di burro dategliela pure a lui.



Dosi free

patate ferme alla cottura
timo
sale pepe
burro
 burro 
burro

Lavare le patate. Asciugarle bene. Tagliarle a circa 5/7mm, senza arrivare in fondo. Sistemarle in una teglia con carta da forno, spennellarle di burro fuso e infornare a 210° per 30 min. Tirar fuori dal forno, spennellare ancora di burro (ripetere l'operazione per...ehm...4/5 volte), cospargere di sale pepe e timo e infornare per altri 20/30 min o comunque fino a che non siano ben dorate.





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martedì 3 dicembre 2013

Peanuts butter


Il burro di arachidi, usatissimo in America e nella cucina africana, non è altro che la nocciolina che spremendola, frullandola, impastandola, lascia i suoi oli naturali e crea questa crema spalmabile. L'ho assaggiata da un vasetto confezionato tanti anni fa e non mi era proprio piaciuta.  Ho scoperto in seguito che si può benissimo fare a casa con poca fatica.

Ci ho provato più per spirito di esperienza che per gola. Non l'avrei mai postata se il risultato non fosse stato ottimo. Sarà che ogni scarrafone è bello a mamma soja ma me la sono mangiata senza nessun rimorso. Così un cucchiaino qua, un cucchiaino là, ho capito che forse (forse eh) i conservanti rovinano diverse cose. Nei barattoli confezionati, è d'obbligo il conservante che altera i sapori che vengono equilibrati da altri aromi artificiali. Magari è proprio quello il gusto che cercano gli americani e forse mi sputeranno in un occhio dopo aver visto questo post, però secondo me, provare ne vale la pena perché stavolta sapete cosa c'è dentro.



160 g noccioline già sbucciate
1 cucchiaino miele
1 pizzico di fleur de sel
1 cucchiaio olio di semi

Tostare le noccioline in un tegamino senza condimento. Frullarle per 10 min, fino ad ottenere prima una polvere poi una pasta. Unire il miele, il sale e  l'olio a filo, mentre sta frullando. Io credo di aver messo anche meno di un cucchiaio. L'olio serve solo a fluidificare la crema. Se si abbonda risulterà troppo liquida, quindi fate attenzione.
Porre nel vasetto e lasciar riposare in frigo la notte. 

Si conserva un mese in frigo, una settimana a temperatura ambiente.
Per una crema "crunchy" come la mia, basterà aggiungere un po' di noccioline tritate grossolanamente al composto


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domenica 1 dicembre 2013

Patatine alle spezie


Sono reduce dal mio secondo corso di spezie. Ogni volta resto stupita dai colori e sapori di polverine e bacche. Resto affascinata dal loro essere così discrete nelle dosi e così caratteristiche e entranti nei sapori.
Un solo pizzico di cumino, ad esempio, cambia il sapore di una pietanza.
Il cumino è cugino del carvi. Vengono spesso confusi tra di loro, ma la differenza di sapore è sostanziale. Il cumino viene dai semi di una pianta antichissima, originaria della Siria. E' usato molto nel nord Africa, nel Medio Oriente, nella cucina indiana (indispensabile per il curry) e messicana (indispensabile per il guacamole). Io l'ho usato banalmente con le patatine novelle, insieme al sesamo e qualche erbetta aromatica.

500 g patate novelle
timo
maggiorana (facoltativa)
semi di cumino
semi di sesamo
semi di papavero (facoltativo)
olio sale pepe


Riscaldare il forno a 220°. Spazzolare le patate sotto l'acqua, asciugarle bene e tagliare le estremità. In una ciotola mescolare le erbe, sale e pepe, con l'olio. Versare le patate e mescolare ancora. Cuocere per circa 20 min. Servirle calde.

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