A 20 anni era una bella ragazza con i capelli ricci e gli occhi orientali.
Le mani sempre curate, il fisico longilineo e un'altezza penalizzata da un'andatura claudicante.
Un problema all'anca dalla nascita la faceva zoppicare e contribuì a renderla più fragile e insicura.
Aveva paura.
Aveva paura di cadere dalle scale, paura di cadere nella vita.
Si convinse così tanto della sua paura che qualche decennio dopo, fu la paura a cercare lei.
Abitava con la sua famiglia, in una grande casa a Sharia el Srim non lontano dal mare, circondata da sabbia fine e profumi intensi di spezie arabe.
A 40° all'ombra non è facile essere attivi ma lei c'era nata in Africa e non l'avrebbe cambiata per nessun altro posto al mondo. Amava i fiori del suo giardino, il vento che muoveva le grandi foglie delle palme e dare la caccia agli scorpioni sui muri roventi della casa.
Il pomeriggio chiusa in cucina al riparo dalla calura, preparava il the alla maniera araba. Quello con la menta e le noccioline tostate.
Faceva bollire 3 tazze di acqua con un cucchiaino di the nero in foglie per 1 ora senza farlo mai arrivare ad ebollizione.
Sbucciava le noccioline fresche, le faceva tostare, le trasferiva in un panno e gli toglieva la sottile pellicina rossastra.
In un altro pentolino versava 3 cucchiai di zucchero e lo scioglieva a fuoco vivace per ottenere un caramello ambrato.
Versava il the bollente filtrato sul caramello e girava bene. Faceva cuocere il the, a fiamma bassissima per altri 20 minuti, questa volta con le foglie di menta. Lo travasava nella caraffa di latta verniciata e lo versava nei bicchieri di vetro facendolo cadere dall'alto, in modo da far formare una schiumetta bianca. Ripeteva questa operazione un paio di volte, ci univa le noccioline e si sedeva con gli altri.
Girava la bevanda, facendo risuonare il cucchiaino nei bordi del bicchiere e non immaginava che di là a poco si sarebbe sposata e avrebbe dato alla luce un figlio.
Non immaginava nemmeno che avrebbe dovuto abbandonare il suo mondo, la sua bella casa, il suo giardino di Tripoli per la sconosciuta Italia.
A detta dei politici doveva essere il suo paese d'origine ma lei non la sentiva sua quella terra e negli anni il suo sentimento non cambiò.
Lei e 20.000 persone vennero cacciate dalla Libya perché non erano arabe.
E in Italia non vennero considerati italiani perché erano nati in Africa.
Non c'era una terra di mezzo per loro ma solo un nome: profughi.
I tripolini; perduti in una nebbia che non avevano mai visto, con i loro beni confiscati e una patria incapace di accoglierli.
Bevendo il the caldo, non immaginava quanto un giorno, le sarebbe mancato l'odore di quel mare che aveva tutti i colori del mondo.
E la sabbia del deserto che, quando il Ghibli soffiava, si infiltrava dentro le credenze e si posava sopra i piatti della Domenica.
Non immaginava quanto le sarebbe mancato lo sguardo dolce di Kira che scodinzolando la seguiva intralciando il suo cammino, facendole perdere un equilibrio già precario.
In quella casa ci ha lasciato gli oggetti di una vita, i profumi dell'infanzia e gli occhi del suo amato cane, che non poté portare con sé.
Si portò le rose del deserto, la cous-coussiera e le stoffe arabe illudendosi di poter rivivere ogni giorno un pezzo d'Africa.
Non immaginava, quando in Italia per la prima volta vide scendere la neve, che potessero mancarle tanto il sole africano e il gusto dei datteri dolci. Le angurie con quei semi neri e giganti, le macchie delle curcuma sulle dita e la semola comprata al suk.
Sorseggiava il the e fino a 70 anni avrebbe continuato a prepararlo con gli stessi flemmatici gesti, nonostante il tremore delle mani.
Ma sopra di tutto non poteva immaginare che questa calda ma rinfrescante bevanda potesse un giorno essere aperta agli occhi del mondo tramite web.
Tramite il blog di cucina di quella nipote che tanto le somigliava.
Questa angolo è dedicato a te nonna,
che facevi colare il miele sopra i dolcetti,
che mi chiamavi "mani di ricotta".
Questo non vuole essere un post di polemica per quello che è successo.
E' solo un post d'amore.
Ho vissuto Tripoli attraverso i miei nonni e i miei genitori. A casa mia tutto è legame con l'Africa.
Il couscous non è un piatto etnico ma un sapore sacro, l'harissa e il tabbouleth non sono ricette ma sensazioni.
Le dosi e il procedimento per il shai, il the arabo è incastrato nel racconto. So che nessuno proverà a rifarlo ma chi fosse interessato dovrà rileggersi il post per estrapolare la ricetta.
E questo è il mio obiettivo.
Se hai voglia di preparare questo the, devi anche aver voglia di scoprire quello che c'è dietro.
!Note tecniche:
Mia nonna comprava le noccioline fresche alle quali per togliere la pellicina era necessario tostarle. Oggi si trovano solo quelle tostate perciò basterà sbucciarle e tostarle qualche minuto su un padellino senza condimento.
Ho letto molte ricette sul the marocchino e il procedimento è diverso da quello "tripolino". Credo di poter affermare che si tratti di un altro tipo di bevanda.
Ho sentito da qualche parte che questo the è ottimo contro la peluria superflua.
Lo bevo da 40 anni e posso assicurarvi che non c'è niente di vero!
Grazie per aver letto fino a qui.
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Un post molto bello...letto tutto d'un fiato dall'inizio alla fine..il tea prima o poi lo provo e rillegere il post sarà solo un piacere!
RispondiEliminaBuonanotte,
Elisa
Assaggerei volentieri il thè preparato dalla tua nonna o da te, ma non proverò a rifarlo perchè tanto non verrebbe mai fuori la stessa cosa. Mi limiterò a portare con me i colori e gli odori che hai saputo trasmettere col tuo racconto, che non fanno altro che confermare il fascino che per me riveste l'Africa.
RispondiEliminaQuando le mie bimbe saranno più grandi, sarà il primo posto in cui le porterò!
Grazie e buonanotte
I gesti antichi che ci racconti nel post sono pura magia tesoro e io voglio provarlo questo the raccontato con cosi tanto amore. Tua nonna deve essere sicuramente una persona speciale come te cara monique!! Un bacione, Imma
RispondiEliminaMi hai commossa... un post meraviglioso... ho iniziato la lettura spinta dal mio profondo amore per il the e dalla mia innata curiosità, dalla mia passione per le culture diverse dalla mia, dal mio costante desiderio di conoscere terre calde e mediterranee, l'ho continuata divorando avidamente riga dopo riga, rapita dalla narrazione, e ho versato una lacrima alla fine...
RispondiEliminaGrazie per questo momento così dolce....
Ciao, Tatiana
un racconto talmente bello che pensavo fosse l'incipit di un libro!! Brava e felice giornata
RispondiEliminaecco perchè Miel&ricotta. bellissimo post!!!!!
RispondiEliminaMi sono innamorata di come hai descritto sapori, ingredienti e storia :-) Bravissima! Ho viaggiato con te in questo post, grazie! Un bacione
RispondiElimina:)
RispondiEliminaSarà deformazione professionale, l'ho letto solo una volta e saprei rifarlo... il mio subconscio ha diviso la ricetta in automatico dal tuo bellissimo racconto. Bacio
Sono rimasta incollata alle tue melodiose parole nel descrivere un dolore sottile ma intenso come quello di dover abbandonare la propria terra e le proprie radici.
RispondiEliminaPost stupendo che profuma di noccioline e té.
:-*
un abbraccio a te e un pensiero alla tua cara nonna
Laura
queste sono le ricette che mi piacciono, mi piace leggere i sentimenti che ci sono dietro, le emozioni, i dolori ma anche i profumi e i colori... grazie Monique.
RispondiEliminaSandra
Io vorrei scrivere tanto a questo punto..ma non riesco.E non mi capacito perchè di solito ci vuole il cloroformio per farmi stare zitta.Ma non riesco perchè ho solo due sensazioni che mi prendono il cuore la gola e il cervello.Un sapore dolce,disperatamente dolce.E un dolore,una nostalgia.Disperatamente dolce anch'essa.
RispondiEliminae allora non dico,non aggiungo.
Sto qui a contemplare le tue parole.
Ti abbraccio
Monica
fantastica. Non ci sono ulteriori parole da aggiungere.
RispondiEliminaLucio
<3
RispondiEliminaBellissimo racconto. adoro le storie piene di ricordi, adoro le nonne con le loro abitudini e adoro la storia dietro ogni singola ricetta.
RispondiEliminaUn abbraccio
Non l'ho trovato polemico....tutt'altro: mi ha commosso...ho pensato a tua nonna lontana dalla sua terra...col rimpianto per tutto quello che ha lasciato, ho pensato a tutte le persone costrette ad abbandonare il proprio paese e restare senza identità...un abbraccio...il tè mi ricorda viaggi fatti nel passato...ma non credo di averlo mai bevuto con le noccioline...voglio provare a rifarlo, ma devo capire come non far bollire l'acqua tenendola così tanto sul fuoco...cri
RispondiEliminaCiao Monique, la storia che hai raccontato mi ha semplicemente fatto sognare. E le foto meravigliose rendono giustizia alla storia. Che spettacolo :). Congratulazioni come sempre!
RispondiEliminaCiao Monique, io sono come te, la nipote di una profuga, dall'Egitto però, mia madre e mia zia sono nate lì, e i miei nonni eran lì da generazioni, ad Alessandria d'Egitto e tutta la famiglia è stata cacciata
RispondiEliminaprima degli anni '60, ha ricominciato da ZERO in Italia, tanta forza, tanta volontà e tanto orgoglio avevano i miei nonni.
Capisco bene cosa voglia dire e come te ho un bagaglio di storia di cui sono veramente orgogliosa e mi piace tanto raccontarlo.
Ciao, mi ha fatto piacere scoprire questa tua origine.
Le tue mille sfumature...e tra i mille motivi che mi legano a te c'è anche questo.
RispondiEliminaMi è sembrato di sentire il profumo di questo thè così denso di ricordi incancellabili e mi sono commossa...Devi continuare ad essere orgogliosa delle tue origini!!! Non so se proverò il tuo thè, ne risulterebbe un'altra bevanda...
RispondiEliminaBuona giornata
Wow! Leggendo il tuo post sembrava l'introduzione di un bellissimo libro che mi sarei precipitata a cercare in biblioteca, invece scopro che è la tua vita, o meglio una parte di essa! Continua così e non abbandonare mai le tue origini, sono molto preziose! Il tuo tè mi incuriosisce molto, lo proverò anche se non so se otterrò lo stesso risultato! Un bacione, Fede.
RispondiEliminaquesto post è bellissimo, emozionante e.....vero.
RispondiEliminaMi hai fatto pensare alla mia amata nonna, con nostalgia...
ti abbraccio forte...e grazie per la ricetta del tè!
Monique giuro che mi sono emozionata un post straordinario, pieno di sensazioni, emozioni e pieno di una vita! Ho letto e questo the mi è entrato nel cuore tu me l'hai fatto entrare nel cuore! Appena trovo il the nero lo faccio sperando di assaporare le sensazioni che hai saputo darmi ❤
RispondiEliminaGrazie a tutte!!
RispondiEliminaLeggere le tue parole è stato rivivere le azioni e le parole di mia madre. Leggendoti, ho provato, pur non essendo mai stata a Tripoli, un senso di casa, quella che mi raccontava mia madre e che "vedevo" attraverso i suoi ricordi. Ti ringrazio di cuore.
EliminaE' molto emozionante e sensazionale quello che hai scritto! sono le ricette del cuore quelle che tracciano il cammino della nostra vita!
RispondiEliminaEmozionante Monique... :)
RispondiEliminaE' vero, sembra di leggere l'inizio di un libro e vorresti andasse avanti la storia.... sei bravissima, ora non ci resta che preparare il tè e aspettare il resto della storia.
RispondiEliminaMi ero persa un post davvero emozionante...
RispondiEliminami hai catapultato in quel momento...in quei colori...in quegli odori...
davvero commovente....
Un abbraccio
monica
Li capisco benissimo i legami con l'Africa.
RispondiEliminaLi capirò meglio fra un po' e vi stresserò con la cucina congolese...
un post emozionante e ricco di piccoli preziosi, che non sono i diamanti ma sono i ricordi!
Che bel racconto Monique!
RispondiEliminaMia hai commossa...e mi hai fatto davvero venire voglia di afre questo tè!
Grazie
Bellissimo post, bellissimo blog. Mi hai fatto ricordare di aver assaggiato a Tripoli il tè alle mandorle che mi è rimasto nel cuore, così come la Libia. Ma credo che quella sia ancora un'altra bevanda. Un bbraccio
RispondiEliminaClapclapclap! Bel racconto, bella storia, bel cuore. Un bacino
RispondiEliminaIl te fatto così l'ho bevuto, e proprio in Libia....ogni volta che lo rifarò d'ora in poi mi verrai in mente anche tu.
RispondiEliminaEd ogni riga di questa poesia.
Grazie.... anzi sciukrà. Parole che evocano immagini e ricordi e pensieri che si mescolano ai sapori. Oggi non a caso il 20 luglio. Massimo Russo max@tripolini.it
RispondiEliminabellissimo il racconto! Anche io sono "profuga tripolina" come la tua nonna e ancora faccio il the con le noccioline, ma come lo hai descritto tu mi ha fatto ritornare tutti i sapori e gli odori di allora.....sono tornata indietro di 44 anni e sono tornata ragazzina! Grazie per queste sensazioni!
RispondiEliminami fai commuovere.Se chiudo gli occhi mi rivedo bimba a Tripoli, sole, mare, sabbia, spiaggia, tante feste in spiaggia fino a notte tra noi parenti e amici (si era un tutt'uno), profumi unici e..... ricordo......l'arabo che prepara il thè e mi sembra di sentirne il profumo, e per chi non l'ha mai assaporato posso garantirvi che è specialissimo. Bravissima, descrizione perfetta!
RispondiEliminaciao mi hai fatto commuovere ritornando con la mente a 43 anni fa...... si anch'io sono nata a Tripoli e sono venuta via che non avevo ancora 14 anni..... la storia che hai raccontato è stupenda e ti ho rubato la ricetta xkè non la ricordavo così ma ricordo i saponi e gli odori delle spezie, della menta, delle noccioline tostate... è bellissimo... grazie un abbraccio. Luisa Messina - Livorno
RispondiEliminaTi dico solo grazie per. Avermi fatto rivivere emozionanti momenti sei. Una splendida nipote ed una bravissima narratrice
RispondiEliminagrazie e ancora grazie! Mi hai fatto rivivere momenti bellissimi e tornare alla mente odori e sapori di 44 anni fa. Il tuo bellissimo racconto mi ha tanto commosso perché anche io faccio parte di quei 20.000 italiani cacciati da Tripoli......e ancora oggi faccio lo " shai bil cacauia"......ma dopo il tuo racconto spero di sentire anche io le emozioni che hai saputo trasmettere!!! Ciao un forte abbraccio Liliana da Livorno
RispondiEliminaGrazie, 18 anni vissuti a Tripoli li porto sempre nel cuore e questo racconto rafforza ancora di più l'amore che ho per la "mia" terra. 44 anni non l'hanno cancellata dalla mia mente!!!
RispondiEliminaGianfranco.
LA CUCINA, LUOGO DOVE HO IL PC, SI E' INNONDATA DELLA FRAGRANZA EMESSA DAL TUO BELLISSIMO RACCONTO SUL THE. BELLISSIMO SUGGESTIVO REALISTICO. PAROLA DI PROFUGO DELLA LIBYA. BERNARDO SIEGA
RispondiEliminaBellissima storia sono tornata con la memoria a 43 anni fà Grazie Grazie.....
RispondiEliminaImpossibile resistere ad un racconto che si intitola " il the all'Áraba " ovvero lo Shai !!
RispondiEliminaLa mia vita e' stata cadenzata dal rito dello Shaj.
Lo Shai non e' una bevanda, bensi' un rito, un modo d 'essere e di relazionarsi gli uni con gli altri
In genere il vero Shaj lo si prepara su un vaso di coccio, ove della carbonella arde lentamente prendendo aria da una piccola apertura posta alla base grazie ad una ventilazione lenta e costante esercitata tramite una paletta di fpglie di palma intrecciata.
L' operazione va effettuata rigorosamente accovacciati su un tappeto posto terra e gli invitati si siedono intorno al padrone di casa che conduce alla gestione del the.
Alla destra del padrone di casa si pone il suo valido aiuto che si prende carico di proseguire alle "fatiche dell'operazione"che durano molto a lungo.
Lo scopo principale e' motivato dallo stare insieme e di discorrere serenamente raccontando aneddoti, barzellette, pettegolezzi e storie .
I giri del the in genere sono 7 e hanno diversa gradazione (non mi ricordo piu' se dal leggero al concentrato o viceversa) so solo che l' último giro e ' quello dei saluti del convivio e quindi in questúltima portata si aggiungono le "gaggauiia" (noccioline-arachidi tostate) oppure nei casi piu' eccelsi
le mandorle e una foglia di menta.
Ogni invitato e'obbligato a mantenere il suo posto e utilizza sempre il solito bicchiere.
Nella preparazione dello Shaj vengono di volta in volta aggiunti diversi sapori, dal Cammun (cannella) ai chiodi di garofano, al Hell e all'acqua di
rose.
Dopo parecchie ore (da un minimo di 2 a 4) alla fine si rientra tutti a notte fonda alla propria casa e ci si sente meglio avendo chiacchierato felicemente con tutti gli inviatati ma sopratutto avendo ascoltato il padrone di casa che ci ha allietato con i suoi racconti.
Riccardo Chisari Tripolino
mamma mia che bel racconto d'amore... ho i brividi... <3
RispondiEliminamia nonna invece era di Giume, all'epoca sotto l'impero austrungarico, ma noi anconetani (mia nonna si è trasferita pooi ad ancona e mia madre è di lì) siamo un po' rusticoni e ruvidoni e quindi io non ho lo stesso patrimonio conservato che hai tu, ma mi sento un po' che è come se mi mancassereo delle radici. Pra mia nonna ha 104 anni ed è troppo tardi per farmi raccontare. Se solo avessi un po delal tua capacità di rievocare un passato non scritto, sarei davvero felice..:Stai tranquilla che sto the lo provo, anceh se fatto da me non avrà lo stesso gusto che aveva quello di tua nonna, condito di amore, ricordi e radici storiche.
RispondiElimina*Fiume
EliminaInfatti Giume non lo conoscevo:-). Scusa tua nonna ha 104 anni???? Complimenti! Fammi sapere se lo fa, ci tengo...
Elimina*se lo fai
Elimina...hanno già detto tutto gli altri prima. Io mi tengo la sensazione che mi ha mosso. Brava, mani di ricotta :)
RispondiEliminaMi hai emozionata. Tanto.
RispondiEliminaMia nonna, che ha vissuto il Libia e anche a Tripoli, mi faceva the e gaggauia...continuo a berlo anche da sola...ogni volta il mio pensiero va lassù...
RispondiEliminaMia mamma mi racconta sempre che suo zio, di Tripoli, le preparava il cous cous e il tè con le noccioline. Ho provato a farle bere il tè alla Marocchina ma non era lui. Ha chiesto a tutte le mie amiche marocchine e tunisine. Ma nessuno conosceva questo tè con le noccioline... FINALMENTE ho trovato questo post 🤗 grazie!
RispondiEliminasono nato a Tripoli, ho vissuto li fino alla rivoluzione di Gheddafi, ora ho 62 anni. Ho vissuto le tue stesse sensazioni, tramite mia nonna e mia madre. posso capire perfettamente ciò che hai descritto così bene. grazie per avermele fatte rivivere. un abbraccio
RispondiEliminaSono venuta a leggere questa ricetta perché anche mia mamma e mia nonna sono nate a tripoli, e sotto Natale facciamo sempre questo te! Oggi mi è venuta voglia di replicare il te e internet mi ha portato a questa ricetta. La storia mi ha commossa e l’ho condivisa con mia madre, l’hai riporta il Tripoli!
RispondiEliminaMi sento fortunato... Mia nonna ora ha 85 anni ed è ancora un tornado in cucina... Anche lei stessa trafila di tua nonna... Il loro spostamento però ha dato vita a noi quindi diciamo che la vita doveva fare il suo corso. Quanto mi piace quando mi prepara il thè con le noccioline!!! Un abbraccio Christian
RispondiEliminaIl post bellissimo ed emozionante,cercavo come preparare il the perche' lo preparava il mio papa' essendo anche Lui tripolino e come tua nonna si ritrovo' in Italia come profugo e da bambina preparava questo the. Oggi parlandone con mia figlia lo descrivevo e ho detto lo cerco e lo prepariamo.Grazie
RispondiEliminaCiao, il tuo post è bellissimo e mi ha emozionata nel più profondo del cuore. Sono capitata per caso in questo post ed è incredibile come quello che hai descritto sembri scritto per me. Sai, anche io sono cresciuta a te alla menta e noccioline e cous cous. E la mia mente, fin da bimba, ha sempre fatto scorpacciate di racconti su Tripoli. Perché sí, la mia mamma, mio zio e mia nonna sono nati a Tripoli, mio nonno ci ha abitato con loro, vi arrivó in adolescenza. Ci sono stati fino al 70, quando gli venne detto “italiani, andate a mangiare il grano della vostra terra”. Purtroppo ho perso mia nonna nel 2016 e mio nonno è mancato il 25.04.2024. I loro ricordi, la loro storia, li avrò per sempre nel cuore. Entrambi, fino alla fine dei loro giorni, non hanno mai smesso di raccontare di Tripoli e nonostante fossero passati molti anni, ho sempre visto nei loro occhi quel misto di malinconia e magia.
RispondiEliminasono capitataper caso sul tuo sito cercando la ricetta del te all'araba come lo facevano mia nonna e mia suocera. Mi hai riportato indietro nel tempo alla mia adolescenza a Tripoli.Grazie per l'emozione
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